“Il riposo a voi sia, non letargo, ma preparazione di nuove forze e pensieri” (Nicolò Tommaseo).
Quanto ne sappiamo davvero di vacanze? Quanto, invece, ne sappiamo di ozio? L’estate, cominciata ormai da qualche settimana, possiede diverse sfumature e diversi stili di vita. Una di queste modalità è lo stile di vita cosiddetto “slow”, ovvero quel modo di vivere caratterizzato dalla lentezza che sfocia nel progressivo rallentamento, fino ad arrivare ad un momento di vera e propria stasi.Questa dimensione oggigiorno appare totalmente paradossale, visti i ritmi sempre più frenetici e connessi dell’epoca in cui viviamo. Il tempo che dedichiamo alla pausa estiva non è solamente un periodo necessario e altamente fondamentale, oltreché una vera e propria necessità fisica e spirituale (termine riferito all’energia positiva che scarichiamo e acquisiamo riposo facendo). Deve essere anzitutto un atteggiamento, mentale e culturale, che deriva dalla perfetta unione di “attività e riposo”.
Cesare Balbo, uno scrittore de “Il Sole 24 Ore”, illustra chiaramente e in modo preciso l’argomento preso in questione: “una recente indagine condotta da “OmniBus Study” confermerebbe la fama degli italiani come “oziatori” ” e maestri del “dolce far niente”: pare siamo il fanalino di coda europeo, quando si parla di fitness praticato con costanza. La speciale classifica dei giorni di sport spesi nell’arco di un anno è chiusa pari merito, o forse demerito, dal nostro Paese e dall’Olanda, con rispettivamente 96 e 93, a fronte di una media europea di 108 giorni. La classifica ovviamente è dettata dal modello positivo dell’attivismo contrapposto a quello negativo dell’inattività. Tuttavia rileggendo Milan Kundera ne “La lentezza” si comprende che l’ozio bene inteso è tutt’altro: “solo nel nostro mondo l’ozio è diventato inattività, che è tutt’altra cosa: chi è inattivo è frustrato, si annoia, è costantemente alla ricerca del movimento che gli manca“ (articolo del 12.07.2014).
Che cos’è, invece, l’ozio? Deve assumere per forza una connotazione negativa oppure possiamo attribuirgli un diverso significato? La prima tentazione è proprio quella di definire l’ozio come una dimensione di apatia (“l’ozio è il padre di tutti i vizi”), un atteggiamento negativo che nasconde l’idea di non far nulla. In realtà, l’ozio può essere e deve essere considerato come un momento di grande creatività.
In effetti, se proviamo a pensare ad una persona che si trova in stato di ozio, ci viene subito alla mente un’immagine che lega colui che si trova in questa condizione all’idea che non stia facendo niente, non esegua alcuna attività. Questa concezione dell’ozio, propria dei nostri giorni, appare tendenzialmente fortemente negativa come confermato anche dai sinonimi che vengono attribuiti alla parola stessa, quali fiacchezza, scioperaggine, accidia, pigrizia, ecc. Ma il reale significato di tale termine è ben diverso da tutto ciò.
L’ozio correttamente inteso è invece la premessa di un movimento cercato e trovato da parte di chi è poi pronto a ripartire carico di idee ed energie. Si tratta di un “ozio creativo” ossia di quello stato di grazia che ispira l’artista nel realizzare i suoi capolavori. Non a caso John Lennon ha scritto un paio di canzoni sulla propria indole pigra e oziosa (“I’m only sleeping” e “I’m so tired”) alla base della propria produttività artistica. Il fondatore dei Beatles condivideva quel che diceva Joseph Conrad ossia ” come faccio a spiegare a mia moglie che, quando guardo dalla finestra, io sto lavorando?”.
Infatti per gli antichi Romani, che non sono stati certo a dormire visto che hanno costruito un Impero, il termine “otium” non equivaleva al dolce far niente ma al tempo “libero dagli impegni” nel quale era possibile aprirsi alla dimensione creativa. Quella creatività perduta e ritrovata che torna utile poi nel proprio lavoro quando possiamo rendere le idee maturate nell’ozio come fonte di ricchezza.
Dunque durante le proprie “ferie” intese nel significato originario di “riposo per lo più estivo” serve anche oziare, una condizione per essere liberi e vivere un tempo finalmente liberato e non cadenzato da impegni. La nostra estate sarà dunque una lungo periodo di lavoro, riposo, vacanza, riflessioni, pensieri e sani propositi. Armiamoci anche di ozio, quello vero, che antepone la creatività all’apatia e rende il nostro quotidiano un’essenza di novità. Cerchiamo di dare tempo a noi stessi e alle cose che ci piace fare, creiamo attorno a noi vita, alleniamoci ad un respiro di sorridenti obiettivi e impegni a lungo termine. Oziare significa riposare, ripartire, rigenerare corpo e mente per trovare nuovo slancio che ci dia la spinta giusta per coltivare emozioni e sentimenti veri e significativi.
“L’ozio è il padre di tutti i vizi e il coronamento di tutte le virtù”. (Franz Kafka)
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