La salute richiede un funzionamento ottimale dell’organismo, che è il risultato di un’interazione dinamica, continua e bidirezionale di numerosi sistemi di controllo (neuronale, ormonale, meccanico) che si verifica a livello centrale e periferico. Ciò fa sì che i sistemi di controllo e regolazione del corpo non siano mai a riposo, bensì si trovino in un equilibrio dinamico.
Questo ragionamento è valido anche per il cuore e per il battito cardiaco: in condizioni ottimali la frequenza cardiaca è fluttuante.
La variabilità è uno strumento di adattabilità
A livello intuitivo è semplice cogliere come la capacità di sopravvivenza sia strettamente legata all’abilità di adattarsi alla situazione. La salute diventa quindi espressione di un cambiamento costante e dinamico funzionale al raggiungimento di questo scopo: è la risposta adattiva a sfide fisiologiche costanti. Nel momento in cui i sistemi in grado di autoregolarsi perdano questa capacità insorgono quadri patologici.
Il battito cardiaco è espressione di un complesso sistema di regolazione e pertanto la sua variabilità è un ottimo indicatore di salute.
La fisiologia del battito cardiaco
La frequenza cardiaca è il risultato di una fitta rete di output di nervi del sistema parasimpatico (tramite il nervo vago) e simpatico che vanno ad interagire con la rete neuronale intrinseca del cuore (vedi: Il cuore: il nostro terzo cervello con un potente campo elettromagnetico). A livello del muscolo cardiaco esiste un sistema nervoso dotato della capacità di depolarizzarsi spontaneamente e di dare luogo ai processi che rendono possibile la contrazione muscolare e quindi il battito cardiaco. In condizioni normali è un gruppo specifico di cellule, dette Nodo Seno-atriale, ad avviare il processo. Ad incidere su quella che è la frequenza cardiaca finale, però, è anche il sistema nervoso autonomo, ed in particolare il sistema nervoso parasimpatico, che tende a predominare in stati di quiete e riposo.
Alcuni studi dimostrano che in cuori privi di connessioni con il sistema nervoso autonomo, condizione che si verifica, ad esempio, in caso di trapianto di cuore, la frequenza intrinseca causata dal Nodo Seno-Atriale è di 100 battiti al minuto. La frequenza cardiaca di norma è compresa però tra i 60 e gli 80 battiti al minuto: ciò significa che in condizioni ottimali il sistema parasimpatico (che è in grado di rallentare il ritmo) interviene costantemente per abbassare la frequenza.
La stimolazione nervosa che arriva dal sistema parasimpatico ha la caratteristica di indurre cambiamenti immediati, quella indotta dal sistema ortosimpatico, invece, richiede un ritardo di qualche secondo (fino a 5).
La variabilità della frequenza cardiaca
La frequenza cardiaca presenta delle fluttuazioni, risultato dell’interazione non lineare e molto complessa di un gran numero di sistemi diversi. La variabilità della frequenza cardiaca (in inglese Heart Rate Variablity, HRV) può essere considerata un valido strumento di valutazione della funzione neurocardiaca, e quindi della profonda interazione tra cuore e cervello.
La variabilità deve manifestarsi entro certi limiti: quando eccessiva diventa fonte di instabilità, come nel caso delle aritmie, mentre quando è drasticamente ridotta può essere indice di diverse condizioni, come una deplezione della componente neurologica correlata all’età, l’esposizione a stress cronico, la presenza di patologie… E’ stato osservato come molte condizioni, oltre all’età avanzata, siano connesse ad una ridotta variabilità della frequenza cardiaca, e che alterazioni di questo parametro siano un ottimo predittore di patologie che non si sono ancora manifestate.
A livello intuitivo si può cogliere che quanto più i battiti sono ravvicinati, tanto meno vi è tempo perché si verifichi una variazione. Se invece l’intervallo tra una contrazione e l’altra è lungo si può avere maggior variabilità. Esiste, quindi, una stretta relazione tra frequenza cardiaca e HRV.
Un caso di variazione della frequenza cardiaca molto conosciuta è l’aritmia sinusale respiratoria, ad esempio, ovvero un fisiologico aumento della frequenza cardiaca durante la fase inalatoria della respirazione (resa possibile dall’inibizione da parte del centro cardiorespiratorio delle scariche vagali). Un’altra variazione osservata è quella che si verifica di notte con picco prima della sveglia: si tratta di un fenomeno correlato con l’andamento del cortisolo, ormone che raggiunge la massima produzione (in condizioni fisiologiche) proprio prima del risveglio.
Il sistema nervoso centrale influenza la frequenza cardiaca
L’attività esercitata dal nervo vago a livello cardiaco è ampiamente influenzata da centri del sistema nervoso centrale, come l’insula e la corteccia prefrontale mediale, che entrano in gioco soprattutto in situazioni che rappresentano delle sfide dal punto di vista emotivo. La mediazione operata dal midollo allungato consente poi l’elaborazione di informazioni di tipo sensitivo (registrate da propriocettori, meccanocettori, chemocettori) da parte di cuore, polmoni e viso.
L’aspetto cruciale è che tanto le emozioni sono in grado di giocare un ruolo importante sull’attività cardiaca, quanto quest’ultima può influenzare la percezione e la performance cognitiva, agendo a livello del talamo, in grado di sincronizzare l’attività corticale nella sua globalità.
La coerenza cardiaca
In fisica e in fisiologia il termine coerenza si riferisce al grado di sincronizzazione tra diversi sistemi oscillanti. Quando si verifica tra due o più sistemi si parla di cross-coerenza (è il caso della relazione tra ritmo cardiaco e respirazione), quando riguarda un singolo sistema oscillatorio si parla invece di autocoerenza.
McCraty e colleghi hanno iniziato a parlare di coerenza fisiologica per indicare il livello di ordine, armonia, stabilità in diverse attività ritmiche all’interno di sistemi viventi in uno specifico intervallo di tempo. La coerenza è espressione di una funzione ottimale e di uno scorrimento dei processi vitali. La coerenza cardiaca è misurabile proprio attraverso la variabilità della frequenza cardiaca.
Le emozioni incidono sulla variabilità della frequenza cardiaca
Emozioni positive, come l’apprezzamento e la compassione, si riflettono sul ritmo cardiaco, che diventa maggiormente coerente. Uno stato di coerenza cardiaca ottimale si associa alla sensazione di benessere e ad un aumento delle performance cognitive, fisiche e sociali. E’ stato visto che quando si sperimentano emozioni positive si verifica spontaneamente l’insorgenza di un tracciato a forma di onda sinusoidale nel ritmo cardiaco, senza che si debbano applicare delle modifiche coscienti nel respiro. Questo è probabilmente ascrivibile ad una maggior organizzazione degli output a livello delle strutture sottocorticali.
Il respiro permette di intervenire sulla frequenza cardiaca
Da quanto detto prima si è appreso che il respiro è in grado di agire a livello del battito cardiaco perché influenza l’attività vagale, che a sua volta modifica il battito cardiaco. Partendo da questo dato si evince che il ritmo respiratorio può modificare il battito cardiaco. Esistono tecniche di respirazione che consentono l’accesso a stati di coerenza maggiore e che conferiscono una condizione di chiarezza mentale ottimale, di stabilità e di compostezza emotiva.
Bibliografia:
- Rollin McCraty. Heart Rate Variability: New Perspectives on Physiological Mechanisms, Assessment of Self-regulatory Capacity, and Health Risk 2015 GLOBAL ADVANCES IN HEALTH AND MEDICINE 4 (1): 46-61
Sitografia: