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Think positive, be positive: come il pensiero orienta il comportamento

“…you do not need to be defeated by anything…you can have peace of mind, improved health, and a never-ceasing flow of energy…your life can be full of joy and satisfaction…” Norman Vincent Peale (Il padre del pensiero positivo e uno degli scrittori di libri di crescita personale più letti e riconosciuti di tutti i tempi.) […]

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“…you do not need to be defeated by anything…you can have peace of mind, improved health, and a never-ceasing flow of energy…your life can be full of joy and satisfaction…”

Norman Vincent Peale

(Il padre del pensiero positivo e uno degli scrittori di libri di crescita personale più letti e riconosciuti di tutti i tempi.)

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Quante volte ci sentiamo stanchi ancora prima di iniziare la giornata?

Quante volte ci diciamo “mi sono alzato con la luna storta”?

Questo atteggiamento è molto comune tra le persone ma cominciare bene la giornata è fondamentale per far fronte a tutti gli imprevisti che ci aspettano fuori (ma anche dentro) la porta di casa.

Per stare bene e sentirsi pieni di energie è necessario assumere un atteggiamento più salutare, che diriga le energie verso un fronte positivo. Stiamo parlando di benessere e di promozione di comportamenti funzionali al raggiungimento dell’equilibrio psico-socio-fisico attraverso la formazione di atteggiamenti mediati dal pensiero positivo.

L’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 1964, ha definito la salute come “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità”, sottolineando poi con la Carta di Ottawa (1986) come ogni persona sia responsabile della propria salute e di quella della società mettendo in atto comportamenti che favoriscano lo sviluppo personale e comune.

Per aumentare il controllo sulla propria salute ognuno deve essere capace di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ambiente circostante e di farvi fronte.

Il pensiero positivo è una dinamica cognitiva che aiuta ed è utile a realizzare questi obiettivi.

E’ importante sottolineare come lo stato di benessere sia soggettivo sotto tutti i fronti (fisico, psicologico e sociale), infatti ciò che a una persona permette di raggiungere il proprio equilibrio può non permetterlo ad un’ altra persona.

E non solo, in ciascuno di noi l’equilibrio è sempre dinamico e va ricercato in ogni momento. Questi sono i motivi per cui allenare la mente a fronteggiare gli eventi attraverso un atteggiamento positivo possa promuovere salute in se stessi e nell’ambiente circostante.

Attraverso il pensiero positivo quindi vengono trasformati i pensieri negativi, si  trova una prospettiva più funzionale per il raggiungimento dei propri obiettivi, vengono abbattute le barriere che la nostra mente in automatico ci pone focalizzando l’attenzione sugli aspetti positivi di quello stesso evento.

Questo processo permette di aumentare la motivazione intrinseca di ciascuno di noi e produce un dialogo interiore suggerendo una voce che dice: “voglio farlo, ce la faccio!”, anziché: “ho paura di non farcela” o “non ce la farò mai!”. In questo modo, in colui che ha un pensiero positivo sulle cose aumentano la sicurezza in se stesso, l’autoefficacia percepita, la capacità di risolvere i problemi e l’autostima, favorendo una maggiore consapevolezza delle proprie capacità per superare i propri limiti.

Il caso di Steven Bradbury

La carriera del pattinatore di short track pareva destinata a buoni risultati, grazie alla vittoria della medaglia di bronzo nei 5000 m staffetta alle Olimpiadi invernali di Lillehammer nel 1994 e alla conquista, nella stessa specialità, di tre medaglie mondiali (oro nel 1991, bronzo nel 1993, argento nel 1994).

Ma subito dopo i Giochi olimpici, Bradbury subisce un gravissimo infortunio: in una prova dei 1500 m individuali di Coppa del Mondo a Montreal, riporta una profonda ferita all’arteria femorale, causata dalla lama di un pattino dell’italiano Mirko Vuillermin, con il quale si era scontrato, perdendo 4 litri di sangue e rischiando addirittura la morte: occorrono ben 111 punti di sutura e 18 mesi di riabilitazione, ma l’incidente ne mina irreversibilmente il talento. Subisce un altro grave infortunio in allenamento nel 2000, quando si frattura il collo e deve passare sei settimane con un collare ortopedico. Nonostante ciò, l’australiano continua fino ai Giochi del 2002, dove vince la medaglia d’oro olimpica nei 1000 metri.

Nonostante le negatività evidenti della sua storia sportiva egli ha avuto la capacità di superare i propri limiti. Ha rivalutato la sua situazione cercando di ancorarsi alle positività e raggiungendo con determinazione il suo traguardo.

L’allenamento a rivedere le situazioni da angolature diverse e più favorevoli permette lo sviluppo della capacità di ristrutturazione cognitiva, ovvero la capacità di essere consapevoli dei propri pensieri e di essere in grado di manipolarli in base alle esigenze attuali. Colui che possiede una sviluppata capacità di pensiero positivo riesce a trasformare gli ostacoli, i propri limiti, le proprie paure, preoccupazioni e ansie in spinte motivazionali a superarli, rendendo il problema una vera e propria sfida.

5 consigli pratici per mettere in atto il pensiero positivo:

  1. Si inizia proprio dal linguaggio, imparare a non parlare di problemi ma di sfide ci predispone già da subito ad affrontare la situazione per superarla. Iniziate col dirvi: “Oggi la mia sfida è…”.
  2. Ognuno pensi alla propria situazione e si focalizzi sulle difficoltà. Quali sono le sensazioni suscitate? Le sensazioni percepite saranno diverse se, anzichè soffermarsi sulle difficoltà, si pensa invece alle opportunità che quella stessa situazione offre.
  3. Un altro avvertimento è quello di eliminare tutti i “non” dalle frasi che ci diciamo quando ci ascoltiamo e dialoghiamo con noi stessi, trasformandole in affermazioni positive. Ad esempio “non devo fare tardi a quell’appuntamento” diventa “sarò puntuale a quell’appuntamento”. Si intende come si formi nella mente delle persone un atteggiamento più propositivo e quasi profetico. Si parla infatti di profezia che si auto avvera, il nostro pensiero dirige i nostri comportamenti e le nostre azioni. Se una persona si concentra sul non sbagliare a fare una determinata cosa, sicuramente sbaglierà. Se si concentrerà invece sul farla bene, allora riuscirà con successo nel suo intento.
  4. Nel proprio dialogo interno bisogna imparare ed allenarsi a trasformare i “devo” in “voglio”, i “posso” in “faccio”, ottenendo così un miglior controllo delle proprie azioni.
  5. Allenarsi ad interrompere il flusso di pensieri negativi rispetto ad una determinata cosa, ad esempio distraendosi dal compito e dall’obiettivo prefissato, aiuterà un individuo a mantenere la mente lucida e ad avere un maggior controllo su se stesso. La trasformazione di questi pensieri in positivo permetterà di ricontestualizzare la situazione ottenendo una nuova ottica e un nuovo atteggiamento più funzionale al raggiungimento dell’obiettivo, attraverso la focalizzazione dell’attenzione sugli aspetti che risulteranno essere importanti per il fine prefissato.

 

Nonostante il pensiero positivo sia una dinamica cognitiva, esso ha ripercussioni anche da un punto di vista emotivo, ad esempio nell’aumento di resilienza nelle persone, ovvero la capacità di affrontare le difficoltà e fortificarsi attraverso queste. Se, infatti, dopo situazioni tanto negative quanto lo sterminio degli ebrei o le guerre molte persone sono risultate essere più forti di prima (più resilienti) è proprio grazie alla loro capacità di far fronte ai problemi assumendo un atteggiamento positivo e la formazione di prospettive diverse sulla medesima situazione, così da non fissarsi sugli elementi bloccanti ma su quelli che elargiscono la spinta motivazionale a superare la situazione.

La capacità di adattamento delle persone resilienti assicura una scia di benefici in quanto determina l’ottimizzazione delle proprie risorse e abilità.

Inoltre, il pensiero positivo influenza gli stati d’animo e le emozioni che un evento può suscitare. Noi veniamo attivati fisiologicamente dalle situazioni e il nostro corpo si prepara a rispondere in maniera aspecifica. Solo dopo l’avvenuto processamento della situazione e l’attribuzione di significato a quell’evento la risposta diventerà specifica e funzionale. E’ quindi fondamentale la nostra azione di elaborazione delle informazioni; il pensiero positivo orienta le nostre azioni in modo che la risposta agli eventi sia adeguata al contesto di riferimento e ottimale al fine di riuscire nel proprio intento.

In conclusione, lo schema sotto riportato riassume la dinamica della produzione del comportamento a partire dalla formazione delle credenze, radicate dentro di noi, e del pensiero. Tutte queste variabili si influenzano reciprocamente, sta a noi rendere questo un circolo virtuoso anzichè un circolo vizioso.

circ virtuoso

Per raggiungere uno stato di benessere, partire dal pensiero positivo è come quando in una gara di corsa si ha il vantaggio rispetto all’avversario.

Ogni lettore pensi al proprio avversario in questo momento e si prepari ad affrontarlo con pensiero positivo!

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