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Il pensiero critico

La società in cui viviamo è in costante evoluzione e cambiamento, il progresso e l’innovazione sono diventate le dimensioni prevalenti del mondo lavorativo, tecnologico, economico, sociale, politico. Oggigiorno, avere idee nuove e rimanere aggiornati su tutto ciò che accade in ogni momento sembrano essere le regole cardine. Forse, però, risulta più imminente il bisogno di […]

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La società in cui viviamo è in costante evoluzione e cambiamento, il progresso e l’innovazione sono diventate le dimensioni prevalenti del mondo lavorativo, tecnologico, economico, sociale, politico. Oggigiorno, avere idee nuove e rimanere aggiornati su tutto ciò che accade in ogni momento sembrano essere le regole cardine. Forse, però, risulta più imminente il bisogno di sapersi orientare all’interno di una moltitudine di informazioni, a volte confuse, e di creare riferimenti stabili.

La vita ci pone continuamente nuove sfide, incertezze, ostacoli di natura diversa che coinvolgono ambiti personali, relazionali, emotivi, lavorativi, economici. Tutto sta cambiando; viviamo in una società multiculturale in cui il confronto con l’altro è necessario, anche se può risultare difficile comprendere una pluralità di prospettive. Siamo pronti a tutto questo?

Gli obiettivi del pensiero critico, formulati da Ennis nel 1980, possono aiutarci a comprendere come il pensiero critico sia una risorsa imprescindibile per ognuno di noi. Il pensiero critico ci permette di:

  • formulare domande pertinenti;
  • analizzare gli argomenti, valutandone la rilevanza;
  • chiedere ulteriori argomentazioni rispetto alle informazioni ricevute;
  • giudicare la credibilità di una fonte;
  • giudicare la correttezza del pensiero deduttivo e induttivo;
  • formulare giudizi sui valori e sulle scelte da prendere, considerandone le conseguenze;
  • scegliere l’azione da intraprendere, dopo aver analizzato le alternative rispetto ad un problema, e verificarne la correttezza.

In sintesi, il pensiero critico, come specificato dalla WHO (World Health Organization), è la capacità che ci permette di riconoscere e valutare i diversi fattori che influenzano gli atteggiamenti e il comportamento.

Saper identificare una situazione problematica, analizzare le informazioni, valutare e mettere in atto comportamenti funzionali in un contesto altamente complesso sono abilità che ognuno di noi dovrebbe sviluppare e potenziare.

L’evoluzione ci costringe ad adattarci continuamente in uno sforzo di ricerca di equilibrio tra ciò che il contesto sociale offre e ciò che noi siamo capaci di mettere in atto. Quanto il nostro adattamento sarà efficace dipende dall’interazione tra le variabili ambientali percepite dal soggetto, le variabili individuali e comportamentali. Dal risultato di questa concatenazione di fenomeni si esprime la nostra capacità di saper sfruttare a nostro favore o a nostro svantaggio le situazioni più o meno problematiche, evitando condotte le cui conseguenze potrebbero essere negative e rischiose (Jessor, 1991).

In ambito scolastico in 17 scuole di 8 province italiane è stato adottato il modello Skills for life (SFL, predisposto a cura dell’organizzazione TACADE) come metodo per integrare nel curriculum scolastico l’educazione alle life skills. L’obiettivo è quello di promuovere uno sviluppo personale e sociale sin dalla scuola elementare. Il bambino e poi l’adolescente vengono formati e dotati di capacità utili ad affrontare i compiti di sviluppo e le situazioni problematiche che si proporranno nella loro vita. Attraverso l’educazione delle life skills, si intendono come aree di intervento la realizzazione di sé, la costruzione di senso, la capacità di apprendimento, nelle relazioni con gli altri e la società lungo tutto l’arco della vita (Bertini, Braibanti, Gagliardi, 2006). Non bastano più solo le conoscenze per affrontare le sfide evolutive e, ad esempio, intraprendere una carriera lavorativa, ma è necessario dotarsi di un equipaggiamento di abilità mentali e di capacità per affrontare le difficoltà e gli ostacoli a cui, spesso, non è possibile sottrarsi.

In campo scolastico la responsabilità educativa e di sviluppo non ricade solo sui docenti, anzi deve essere una responsabilità condivisa da più attori, i quali sono coinvolti attivamente nel dare, ciascuno, il proprio contributo. Gli agenti di cambiamento e di sviluppo possono essere individuati nei ragazzi, negli insegnanti, nelle famiglie e nella comunità in generale, i quali coordinandosi e comunicando in modo costruttivo realizzano uno sviluppo non solo per i ragazzi, ma anche per sé e per la società (Bertini, Braibanti, Gagliardi, 2006).

Uno dei principali compiti evolutivi dell’adolescente è quello di consolidare la propria identità, di affermarsi. Il pensiero critico assolve la funzione anche di formulare proprie opinioni e giudizi sulla realtà, creando dei riferimenti propri e diversi rispetto a quelli offerti dalle figure significative adulte, quali genitori ed insegnanti. Infatti, un altro importante compito adolescenziale è quello di assumere una propria autonomia, mostrandosi responsabile rispetto ai propri pensieri e comportamenti.

Il pensiero critico svolge principalmente due funzioni:

  • l’emancipazione: è riferita ai livelli di autonomia, in quanto capacità di svincolarsi da condizionamenti esterni, e di responsabilità, come capacità di formulare, esprimere e sostenere le proprie opinioni ed azioni (Marmocchi, Dall’Aglio, Tannini, 2004);
  • la partecipazione sociale: come strumento per il progresso e l’innovazione, contribuendo concretamente alla vita sociale (Dewey, 1949).

Le componenti psicologiche (Cheung et al., 2002) del pensiero critico vanno individuate nelle abilità:

  • cognitive: analisi, inferenza, interpretazione, valutazione, autoregolazione, deduzione, spiegazione. Alla base di queste abilità vi devono essere consapevolezza, ovvero capacità di autoriflessione, autoregolazione e anticipazione delle conseguenze (Bandura, 1995), e rendicontabilità, la capacità di argomentare e costruire conoscenze attraverso un ragionamento efficace e diretto ad un obiettivo;
  • motivazionali: curiosità, apertura mentale, sistematicità analiticità, interesse per la verità, fiducia in sé, maturità (Facione, Facione, Sanchez, 1994). Avere fiducia nel proprio pensiero critico ed essere motivati a metterlo in atto significa potere mettere a frutto le abilità appena elencate;
  • comportamentali: saper mettere in atto comportamenti sociali ed interattivi che conseguono ad un pensiero critico permette di sperimentarci attivamente e responsabilmente nel contesto di riferimento, oltre ad aumentare ed esercitare il nostro senso di responsabilità e autonomia;
  • ideologiche: riflette la conoscenza non data per assoluto, ma la ricerca della varietà e della complessità constata nella vita reale. Ci permette di pensare e formulare giudizi al di fuori di stereotipi semplicistici e di agire secondo un elevato senso di autoefficacia.

Alcuni suggerimenti per poter potenziare la propria abilità di pensiero critico:

  • sospendere, inizialmente, il giudizio mantenendo una posizione il più possibile umile e aperta;
  • riconoscere eventuali pregiudizi e stereotipi che si innescano nel processo di analisi e limitarne la loro influenza;
  • essere consapevoli dell’influenza delle norme, dei valori e dei riferimenti che ci orientano nelle nostre esperienze;
  • esplorare le informazioni ricevute sotto diverse prospettive e superando la loro parzialità;
  • porre domande per chiedere di argomentare e spiegare;
  • ascoltare e comprendere punti di vista diversi dal nostro;
  • individuare vantaggi e svantaggi di ciascuna argomentazione;
  • formulare una personale opinione sulla base dei dati raccolti e delle esperienze vissute su un argomento di interesse.

Bibliografia:

Bandura A., 1995. Il senso di autoefficacia. Erickson, Trento.

Bertini M., Braibanti P., Gagliardi M. P., 2006. Il modello “Skills for Life” 11-14 anni. La promozione dello sviluppo personale e sociale nella scuola. Franco Angeli.

Boda G., Mosiello F., 2005. Life skills: il pensiero critico. Carocci Editore.

Bonino S., Cattelino E. (a cura di), 2008. La prevenzione in adolescenza. Percorsi psicoeducativi sul rischio e la salute. Erickson.

Cheung C. et al., 2002. Assessing university students’ general and specific critical thinking. College Student Journal, 36 (4), 504.

Dewey J., 1949. Democrazia ed educazione, La Nuova Italia, Firenze.

Ennis R. H., 1980, Presidential address: a conception of rational thinking, in J. Coombs (ed.), Philosophy of education 1979, Philosophy of education society, Bloomington.

Facione P. A., Facione N. C., Sanchez C. A., 1994. Critical thinking disposition as a measure of competent clinical judgement: the development of the California Critical Thinking Disposition Inventory, Journal of Nurs. Education, 33, 345 – 350.

Jessor R., 1991. Risk behaviour in adolescence: a psychosocial framework for understanding and action. Journal of Adolescent Health, 12, 597 – 605.

Marmocchi P., Dall’Aglio C., Tannini M., 2004. Educare le life skills. Come promuovere le abilità psico-sociali e affettive secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, Erickson, Trento.

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