There are no extraordinary men… just extraordinary circumstances that ordinary men are forced to deal with.
W. B. Halsey, Jr.
In questo articolo si parlerà di intelligenza, ed in particolare di intelligenza emotiva e sociale.
All’intelligenza viene spesso associata la dimensione di successo, ovvero quanto più una persona è intelligente, tanto più sarà capace di costruirsi la propria strada verso il successo, sia essa relativa alla carriera, alla famiglia, al proprio benessere, ecc.
Uno tra i più autorevoli psicologi sociali, Daniel Goleman, nel 2007 in “Talks at Google” afferma che il solo dato rozzo di quoziente intellettivo (QI) non è sufficiente a rendere una persona di successo, poiché nel contesto quotidiano noi viviamo a contatto con altre persone con le quali non solo instauriamo relazioni, ma siamo immersi in complesse dinamiche di negoziazione continua. In altre parole, la complessità delle relazioni sociali non può essere gestita affidandosi semplicemente ad un concetto approssimativo di intelligenza, ma implica che vi siano coinvolte determinate abilità. Le abilità cui fa riferimento Goleman non sono innate ma possono essere acquisite ed allenate.
Verso la definizione di intelligenza sociale
E. L. Thorndike, nel 1920, suddivide l’intelligenza in intelligenza astratta, ovvero relativa al pensiero e alle idee, intelligenza meccanica, relativa alle abilità pratiche, e intelligenza sociale, con la quale si intende l’abilità di comprendere e gestire le persone agendo saggiamente in contesti relazionali.
In seguito Gardner sviluppa il modello delle Intelligenze Multiple, di cui fanno parte l’intelligenza linguistica e logica, le quali vengono velocemente allenate a scuola; l’intelligenza musicale, cinestesica e spaziale, che sono associate all’arte e alla creatività; infine, l’intelligenza interpersonale e intrapersonale, che rientrano tra le capacità di comprendere i bisogni, le motivazioni e i desideri delle persone al fine di poter relazionarsi efficacemente con loro.
A questo punto, risulta utile chiarire cosa si intende per intelligenza emotiva e cosa, invece, per intelligenza sociale. Boyatzys nel 2009 definisce l’intelligenza emotiva come l’abilità di riconoscere, comprendere e usare le nostre emozioni al fine di ottenere una performance migliore. L’intelligenza sociale, invece, si focalizza sul modo in cui le persone si sentono utilizzando queste informazioni, aiutandole a gestire le loro performance emotivamente. Intelligenza emotiva e sociale hanno qualche aspetto in comune, ma si differenziano in quanto la prima si riferisce ad aspetti intrapersonali e la seconda a quelli interpersonali.
Secondo Goleman sono cinque gli aspetti chiave che esplicano il complesso concetto di intelligenza sociale:
- Radar situazionale: è l’abilità di sapere leggere le situazioni, comprendendo il contesto sociale che influenza il comportamento e scegliendo la strategia comportamentale più efficace.
- Presenza: ciò che le persone dall’esterno percepiscono direttamente dell’altro.
- Autenticità: la condotta comportamentale coerente che permette alle persone di sentirsi onesti con se stessi e con gli altri.
- Chiarezza: l’abilità di comunicare efficacemente persuadendo le persone con le proprie idee (a tal proposito: “…cosa intendevi dire?” La comunicazione oltre le parole) .
- Empatia: l’abilità di relazionarsi con le persone, di comprendere come possono sentirsi e come possono reagire a determinate situazioni, invitandole a muoversi con e verso di te piuttosto che contro.
Intelligenza sociale e leadership
Il concetto di intelligenza sociale diventa rilevante soprattutto quando ci si trova in situazioni di gruppo, dove l’interazione con altre persone è necessaria, ma non può essere data per scontato se si desidera che il gruppo sia produttivo e sperimenti benessere nel farlo. Infatti, bisogna porre attenzione alla situazione, agli stati dei membri del gruppo e alle dinamiche che da esso scaturiscono.
Un buon leader è sicuramente una persona dotata di intelligenza sociale. È quasi impossibile pensare ad un buon leader che non sappia andare incontro ai bisogni dei membri del gruppo, alle loro aspettative e intenzioni, che non sappia essere consapevole delle proprie emozioni gestendole nel modo più appropriato per la situazione, che non sappia che le sue parole e le sue azioni avranno sicuramente un impatto sul gruppo. Un leader con una buona dose di intelligenza sociale permette di rafforzare il senso del gruppo, di costruire relazioni di fiducia a lungo termine, di incrementare la produttività del gruppo e di sperimentare un elevato senso di benessere.
Spesso sono le situazioni lavorative che ci pongono davanti a scenari in cui ci accorgiamo che il rapporto con i colleghi e con il capo non è dei più perfetti. Ciò che scaturisce da un malessere sperimentato a lavoro però ha delle ricadute anche sul altri aspetti della nostra vita quotidiana.
Secondo Goleman sono quattro i fattori che un leader deve imparare a padroneggiare per poter guidare un gruppo efficacemente:
- Autoconsapevolezza: l’abilità di avere ben chiaro in mente come mi sento e come le mie emozioni possono avere un impatto sugli altri. Un buon leader è colui che aiuta anche il gruppo ad analizzare le proprie emozioni e propri pensieri per fronteggiare situazioni stressanti.
- Gestione di sé: conoscere i propri valori, i propri obiettivi e lavorare in modo adeguato per raggiungerli. Per un buon leader, questa abilità, implica il saper prendere decisioni lucidamente, senza attaccare verbalmente gli altri e senza stereotipare le persone.
- Consapevolezza sociale: significa essere capaci di mettersi nei panni di qualcun altro. Un leader socialmente intelligente comprende come i suoi membri possono sentirsi o reagire a certe situazioni e più è in grado di relazionarsi in modo profondo con loro più sarà in grado di cogliere ciò che li motiva.
- Abilità sociali: essere in grado di saper comunicare efficacemente permette di condividere gli obiettivi, di avere chiara la direzione da intraprendere organizzando le priorità, in modo da coinvolgere l’intero gruppo verso lo stesso scopo.
Ciò che importa sottolineare attraverso questo articolo è che il benessere va salvaguardato in ogni contesto, compreso quello lavorativo, dove la maggior parte delle volte, invece, avvenimenti spiacevoli provocano stress, il quale va ad impattare sulle nostre vite e sulle relazioni che intratteniamo al di fuori del contesto professionale, conducendoci ad uno stato di malessere generale e se prolungato all’esaurimento emotivo (distress). Per approfondire: Stress lavoro-correlato: quando lavorare diventa uno stress e Lo stress: una definizione tra medicina e psicologia. La buona notizia è che l’intelligenza emotiva e sociale può essere allenata e incrementata attraverso l’esperienza, ponendo attenzione a noi stessi, al contesto di riferimento e alle persone che ci circondano.
Vedi anche:
Life skills, abilità per la vita
Blibliografia
Bradberry T., (2015), Why leaders lack Emotional Intelligence in Inc.com Corporate Website: http://www.inc.com/travis-bradberry/why-leaders-lack-emotional-intelligence.html
Gleeson B. & Crace D., (2015), Five Aspects of Emotional Intelligence required for Effective Leadership in Forbes Corporate Website:http://www.forbes.com/sites/brentgleeson/2014/12/29/the-use-of-emotional-intelligence-for-effective-leadership/#439d0ec95618
Thorndike, E.L. (1920). Intelligence and its use. Harper’s Magazine, 140, 227-235.