“È necessario conoscere se stessi: quando ciò non servisse a scoprire la verità, servirebbe almeno a dare una regola alla propria vita, e non c’è niente di più giusto” (B. Pascal)
L’uomo è sempre in ricerca. Sempre. Cerca qualsiasi cosa, vuole conoscere ogni singolo elemento che lo circonda, ha una perenne sete di esperienza. L’uomo cerca il senso di tutto, attraverso modalità sempre diverse e originali. A volte trova la chiave della porta che cerca o delle esperienze che vive, altre volte invece no. Ma è questo “dinamismo” interiore che rende l’uomo unico e autentico nella sua essenza. Per poter conoscere, ovviamente, deve essere anche consapevole. Consapevole di cosa? Di se stesso e della propria identità. Senza la consapevolezza di sé ogni essere umano è un nulla, un mero atomo che vaga nel vuoto senza mai trovare un punto d’appoggio o una base su cui fondare la propria vita. La consapevolezza è il “dire di sì” al nostro essere qualcuno piuttosto che nessuno, è la capacità di aprire le porte del nostro cuore con sincerità e dire “sono fatto così, posso fare questo, posso migliorare, vivere, soffrire, agire con senso”. Di conseguenza, l’identità è questo “qualcuno” che viene trasformato in quotidiana esistenza.
Il filosofo statunitense John Searle, nel suo testo “Mente, coscienza, cervello: un problema ontologico”, accomuna la coscienza alla consapevolezza di sé: “La coscienza consiste in una serie di stati e processi soggettivi. Essi sono stati di consapevolezza di sé, interiori, qualitativi e individuali. La coscienza è allora quella cosa che comincia ad apparire al mattino, quando dallo stato di sogno e di sonno passiamo allo stato di veglia e permane per tutta la durata del giorno fino a sera, quando, tornando a dormire,diventiamo incoscienti. Questo è per me il significato del termine “coscienza“.
Nell’ambito della consapevolezza la filosofia ha cercato di dare ampi contributi per capire la meglio questo fenomeno che fa da “anticamera” alla formazione dell’identità di ciascuno. Solo quando abbiamo coscienza di ciò che siamo possiamo essere ciò che vogliamo. Ed è questo il grande segreto dell’uomo moderno: entrare nelle profondità del suo essere, con forza e con passione, con curiosità e con rispetto, per domandare, cercare, scoprire, crescere e maturare. La consapevolezza è rispetto di sé e della propria identità, spesso fragile e senza risorse, precaria e contraddittoria. La crisi d’identità che accompagna la nostra storia e il nostro mondo è qualcosa di enormemente grave, perché rischia di intaccare anche le più solide basi della nostra anima, del nostro pensiero.
Abbiamo l’urgente bisogno e la grande missione di riscoprirci “uomini di senso”, persone capaci di cambiare e di rendere la nostra consapevolezza interiore un “mondo in continua costruzione”. La nostra identità cresce e si rafforza solo se abbiamo il coraggio di osare, di metterci continuamente in discussione, di sbagliare, di rialzarci, di pensare bene, di vivere con positività. Quanto maggiore sarà la nostra stima, tanto più eclatante sarà la nostra vita. Perché, in fondo, consapevolezza e identità hanno una vocazione ben precisa: quella di rendere reale la capacità di meravigliarsi di fronte allo stupore di ciò che siamo.