I dati ISTAT relativi al 2014 rivelano che la tendenza all’utilizzo di internet cresce sempre di più in tutta la popolazione, dai bambini (3-6 anni), ai giovani (15-24 anni) che costituiscono la porzione più massiccia di utenti (l’83 % degli uomini e l’89% delle donne), agli adulti (62% degli uomini e 52% delle donne), fino agli anziani, anche se in minima percentuale, solo il 16%.
Non è un dato straordinario questo, basta guardarci e osservarci nel corso di una giornata e contare quanto tempo passiamo con uno smartphone, un pc o un tablet tra le mani. La realtà virtuale si inserisce in modo pervasivo nella realtà reale e quest’ultima viene completata e potenziata dall’utilizzo di media digitali. Spesso le due dimensioni si confondono tra loro, proprio grazie alla sinergia di funzioni tra le due realtà che ci permettono di mettere a frutto le nostre potenzialità.
Sempre secondo i dati ISTAT, “Nell’ambito dell’utilizzo delle diverse piattaforme comunicative disponibili in rete, rispetto al 2013 si registra un lieve decremento nell’uso dell’e-mail (dall’81,7% del 2013 al 79,9% del 2014) a favore di altre forme d’interazione, come l’utilizzo dei social network (dal 53,2% del 2013 al 57% del 2014) e l’uso della messaggeria su chat, blog, newsgroup o forum di discussione online (dal 49% del 2013 al 50,7% del 2014). Cresce anche l’uso del web per telefonare o fare videochiamate (dal 34,5% del 2013 al 37,3% del 2014). I social network non vengono utilizzati solo come strumento per mantenere i rapporti nella propria rete amicale, ma anche come strumento per partecipare alla vita sociale o politica del Paese. Il 12% partecipa a network professionali come ad esempio Linkedin”.
Social network e self-empowerment
Con social network si intende un sito web destinato allo scambio di idee e informazioni all’interno di una community tematica, composta da una rete sociale virtuale di individui che condividono gli stessi interessi. Una funzione particolare dei social network è quello di potenziamento e di sperimentazione del sé.
“Essere digitali significa essere ciò che le nostre dita fanno trapelare di noi attraverso lo schermo […]. Abbiamo depositato il corpo, momentaneamente, dietro la tastiera. Ci siamo estesi al di là di noi stessi tramite il cursore. Tabula rasa: di noi posiamo fare e dire ciò che vogliamo.” Pravettoni, 2002.
Non ci sconvolge che siano allora proprio i giovani, ed in particolare gli adolescenti, a farne uso. L’adolescenza è un periodo caratterizzato dalla ricerca di una propria identità stabile a cui si arriva attraverso esperienze che, per prove ed errori, permettono di orientare il sé verso un senso di autoefficacia e competenza adeguato al contesto. È un processo fisiologico che porta il giovane a sperimentarsi continuamente per raggiungere l’adultità.
Caratteristiche di questo processo sono l’acquisizione di autonomia, l’identificazione e la differenziazione dall’altro, la trasgressione (intesa come superamento dei limiti), una maggiore percezione di controllo su di sé e sull’ambiente, l’esplorazione di sensazioni ed il consolidamento di strategie efficaci per fare fronte alle avversità.
Inoltre, nella relazione con i pari vi è la necessità di comunicare, condividere azioni ed emozioni, appartenere ad un gruppo, dimostrarsi all’altezza delle situazioni, esplorare le reazioni altrui ai propri comportamenti.
I social network svolgono un ruolo importante e rappresentano un’opportunità per l’adolescente perché egli, grazie a questi, può rispondere ai suoi bisogni di crescita. È da specificare che non solo i giovani adolescenti sentono queste necessità, ma anche gli adulti hanno bisogno di sperimentarsi continuamente, seppure con altre modalità e secondo obiettivi diversi.
Il contesto virtuale dei social network costituisce una base per attivare il processo di self-empowerment, ovvero di potenziamento, di responsabilizzazione di sé e di aumento del proprio potere interno. Quando ci troviamo dietro uno schermo, entrando in contatto con altri utenti, abbiamo la possibilità di scegliere cosa dire di noi, che immagine dare agli altri, quali risorse mettere in campo, quali ruoli di noi stessi fare emergere, quale parte di noi raccontare e se raccontarci diversi da come siamo realmente.
Nella vita reale si è più esitanti a mettere in atto questi “esperimenti” su noi stessi perché aumenta il rischio di disapprovazione o di sanzione sociale. Infatti, se io ho un certo ruolo in un contesto, gli altri si aspettano da me un comportamento che sia coerente con le norme sociali convenzionali. Tutti noi, quando ci troviamo in situazioni sociali, agiamo per mezzo di script o copioni prestabiliti e, se questi non vengono rispettati, le reazioni altrui saranno comprensibilmente diverse in quanto le loro aspettative vengono disilluse.
Se, ad esempio, vado al bar a bere un caffè in pigiama, sentirò gli occhi di tutti i clienti e di tutto il personale su di me, i quali mi creeranno una certa tensione. Sui social network questo rischio diminuisce poiché lo schermo ci fa da scudo e le reazioni altrui non ricadono direttamente sulla mia persona. Diventa, quindi, possibile condividere con la propria rete di contatti credenze, emozioni e pensieri in modo sincero con un rischio di sanzione sociale inferiore rispetto a quanto succede nella vita reale. Questa è la spiegazione del perché, secondo la psicologa Katelyn McKenna, sui social network è più semplice rivelare aspetti veri di sé.
“E’ strano pensare che la manifestazione del proprio vero sé a volte sia resa possibile da un contesto virtuale e sia ostacolata dalla realtà. Ma a pensarci bene, forse non è così strano. Nel Settecento e nell’Ottocento il romanzo, una forma di finzione, ha permesso a milioni di persone di definire i propri sentimenti più intimi e di manifestarli […]. Le vere differenze oggi sono la portata immensa di Internet e la facoltà che milioni di persone hanno di entrare in contatto diretto e intimo, le une con le altre in una piazza pubblica globale.” Jeremy Rifkin, 2010.
Social network e relazioni sociali
Un’altra potenzialità dei social network è quella di agevolare la creazione di reti sociali. È più facile creare e mantenere relazioni sociali virtuali perché:
- Le barriere spaziali vengono superate. Infatti, posso comunicare in questo stesso momento con chi sta dall’altra parte del mondo rispetto a me.
- È più facile aprirsi all’altro (secondo quanto dice McKenna) e stabilire velocemente una certa confidenza, proprio grazie all’iperpersonalità (immantinente disvelamento di sé) della comunicazione.
- Si possono scegliere persone simili a sé e con interessi comuni, creando la possibilità di una relazione più duratura.
- Il livello di idealizzazione dell’altro cresce, poiché le informazioni ricevute sono filtrate dall’altro e parziali, cresce quindi anche l’interesse verso l’altro.
- Diminuisce la paura di essere giudicati negativamente, poiché l’impatto dei fattori situazionali diminuisce e aumenta invece il controllo che si ha della propria immagine.
Però…non è tutto oro quello che luccica. Vi sono, infatti, delle considerazioni da fare in merito, che ci consentono di prevenire comportamenti disfunzionali legati all’utilizzo dei social network.
Social network e analfabetismo emotivo
Oltre alle poche garanzie di sicurezza dei dati e delle informazioni rivelate sui social network, per cui si è esposti in ampia misura alla probabilità di furti identitari o anche solo di informazioni senza consenso, dal punto di vista psicologico si corre il rischio di un incremento sempre maggiore legato all’analfabetismo emotivo. Cosa vuol dire? Comunicare la maggior parte delle volte per via mediata e non per via diretta ci vieta di poter attingere, oltre che al linguaggio verbale, al linguaggio non verbale ( espressione facciale, contatto visivo, postura, gesticolazione, ecc.) e paralinguistico (tono, timbro, volume, ecc.) del nostro interlocutore, i quali insieme costituiscono il 70 % della comunicazione.
Comunicando virtualmente si perde una buona porzione di informazioni che, in una situazione reale, ci permetterebbero di comprendere lo stato d’animo di chi ci parla, il significato e le intenzioni di ciò che viene detto. Questa mancanza porta all’incapacità di riconoscere le emozioni che prova il mio interlocutore, la quale a sua volta, mi impedisce di comprendere anche le mie. Alla lunga, questo condizionamento porta al disinteresse emotivo proprio ed altrui, fino in alcuni casi alla psicopatia. Questo fenomeno a volte è la causa di eventi di bullismo, di sviluppo di dipendenze da sostanze stupefacenti e da alcool.
Con alfabetismo emotivo, quindi, si intende la mancanza di consapevolezza e di controllo sulle proprie emozione e sui comportamenti ad esse collegate, l’incapacità di attribuire una causa all’emozione provata, nonché l’incapacità di relazionarsi con le emozioni altrui, poiché non vengono riconosciute e quindi comprese, e con i comportamenti che da esse scaturiscono.
Sviluppare una maggiore consapevolezza sugli strumenti virtuali di cui ci serviamo non è solo utile, ma diventa necessario al fine di sviluppare tutte le abilità che fanno di un essere umano un reale essere sociale, e non solo un profilo social.