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Selfie ERGO sum: Research or addiction?

“La Parola dell’anno è selfie. Significa che abbiamo inventato l’internet per masturbarci guardando gli altri. Poi ci siamo bastati da soli”. (Anonimo twitter)  “Chi è incapace di vivere in società, o non ne ha bisogno perché è sufficiente a se stesso, deve essere o una bestia o un dio.” (Aristotele) Cominciare una riflessione su un […]

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“La Parola dell’anno è selfie. Significa che abbiamo inventato l’internet per masturbarci guardando gli altri. Poi ci siamo bastati da soli”. (Anonimo twitter) 

“Chi è incapace di vivere in società, o non ne ha bisogno perché è sufficiente a se stesso, deve essere o una bestia o un dio.” (Aristotele)

selfieCominciare una riflessione su un tema così attuale ma anche troppo utilizzato e, si vorrebbe dire, “strattonato” come quello del SELFIE, non è semplice. Perché non è semplice parlare di situazioni e contesti attuali, reali e che oggi coinvolgono tutti noi e sono sempre presenti sulla bocca di ciascuno. Partiamo dalla provocazione voluta apposta dalle due citazioni sopra elencate. Il Selfie, o “auto-immagine, autoscatto”, che cos’è? Questo termine è ridotto solamente a una dimensione narcisistica ed egoista dell’uomo oppure significa ricerca di qualcosa? Denota chiusura o grido di affermazione? Significa forse che l’uomo si sta sempre più isolando e disorientando? Cerchiamo di trovare una risposta filosoficamente accettabile o per lo meno soddisfacente a queste domande. Le scienze e le competenze che qui potrebbero essere coinvolte sono diverse, come ad esempio la Psicologia, la Pedagoga e la Medicina, che darebbero per certi aspetti spiegazioni più concrete e clinicamente assai meno teoriche. Noi, come è nostro compito, ci soffermiamo all’aspetto filosofico, ovvero quello della domanda iniziale, del “Perché”, e cerchiamo di entrare con delicatezza in questo tema assai bisognoso di chiarificazione.

La Filosofia ha da sempre affrontato il discorso dell’individualismo e del narcisismo nel corso delle diverse epoche storiche. Già ai tempi di Aristotele, nella Grecia antica, l’aspetto fisico e la bellezza, legati strettamente a un ideale eccessivo e spesso non delimitato di perfezione, rendevano l’uomo eccessivamente egoista e autoreferenziale. Passando invece ad epoche più vicine alla nostra, ritroviamo questa attenta ricerca e speculazione all’interno del Novecento, secolo in cui hanno preso vita i pensieri e i filosofi legati all’Individualismo. La diagnosi della modernità come epoca “individualista e narcisista”, ha fNarcisismo moderno redes sociais o culto ao corpoornito tanti elementi utili a molti filosofi e teorici sociali che negli ultimi due secoli hanno provato a definire le condizioni di formazione di una personalità sana e indicato i rischi che corre in un ambiente orientato verso una individualizzazione sempre più spinta e insieme, paradossalmente, verso il conformismo sociale. Il termine individualismo è stato utilizzato per designare quell’insieme di fenomeni, di carattere sociale psicologico ed etico, che si sono prodotti nell’età moderna, con il progressivo distacco di individui emancipati da una matrice sociale comune, a volte indicata con il termine forte «comunità». Più remotamente i fenomeni di quest’ordine erano affrontati, a livello etico, ricorrendo ai concetti di «egoismo» o di «amore di sé». Queste vecchie impostazioni sono ancora attive nella mentalità comune e nella retorica religiosa o politica, che si limita a condanne sommarie di ogni traccia di egoismo o di individualismo, senza indagare le ragioni che hanno portato a riabilitare questi termini, originariamente legati all’idea di una trasgressione colpevole dei vincoli comunitari. Molti conflitti e malintesi nei rapporti di coppia trovano giustificazione in un presunto mal definito «egoismo» imputato al partner. La persistenza di questi luoghi comuni rappresenta di per sé già una buona ragione per continuare a gettar luce sulla complessità e ambivalenza del comportamento egoista.

Tornando, quindi, agli interrogativi di partenza, ci pare ben chiaro definire il moderno concetto di “SELFIE” come una ricerca di qualcosa, piuttosto che mancanza di qualcosa. E il messaggio che qui si vuole trasmettere è proprio quello di “positività esistenziale”. Il totale disorientamento in cui viviamo e che saremo chiamati ad abbandonare per emergere sempre e comunque unici e irripetibili, è un chiaro segno di ribellione interiore, un bisogno di cambiamento, un’affermazione di qualcosa che non sia solo ed esclusivamente narcisismo e autoreferenza, bensì ricerca di identità e amore verso ogni cosa che facciamo e persona che incontriamo. Filosoficamente parlando, siamo chiamati a cambiare la nostra esistenza, a indirizzare i nostri pensieri verso ciò che davvero ci rende felici e sereni; L’uomo non è ridotto a vivere per etichette, non è costretto a pensare per luoghi comuni, ma è interpellato ogni giorno a dare senso a quello che vive.

Solo attraverso una risposta chiara e ferma alla domanda “che cosa voglio da me oggi?”, senza tirare in mezzo chissà quali grandi e sofisticati pensieri, potremo raggiungere l’obiettivo comune a tutti: vivere con senso di responsabilità e pienezza. Il Selfie, dunque, tanto amato e quotidianamente ricercato, non deve essere un mezzo finalizzato a “far sapere” agli altri chi siamo, dove siamo, cosa stiamo facendo, con chi condividiamo le esperienze, o nella peggiore delle ipotesi un mezzo di ricerca di attenzioni, ma al contrario deve trasformarsi in un piccolo gesto in una totalità di insieme. Non esisto perché mi faccio vedere attraverso le foto, non mi faccio continuamente foto peNova-Imagem_16r far vedere che esisto, ma attraverso queste foto posso semplicemente far notare una parte di me che non è tutto, ma solamente un piccolo punto di un disegno ben più grande.

L’invito, quindi, non è quello di vedere con negatività questo tema, ma quello di rifletterci sopra con senso critico. Sappiamo bene che il dibattito attorno al SELFIE è presente e sempre aperto, e appunto per questo le domande da cui partire sono solo ed esclusivamente personali: “Chi sono io?”, “Chi voglio essere?”, “Perché esisto?”, “Che cosa cerco?”. Ognuno trovi le risposte per sé, consapevoli che amare e apprezzare se stessi con equilibrio è il primo passo verso un modo di vivere reale e concreto, meno virtuale e illusorio. Questione di stile, insomma.  

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