La diffusione della resistenza antimicrobica costituisce un rischio per l’efficacia della prevenzione e della terapia di un numero in costante aumento di infezioni dovute a batteri, parassiti, virus e funghi. E’ una minaccia di tale entità da richiedere programmi di salute pubblica condivisi globalmente. Si tratta infatti di un fenomeno largamente diffuso su scala mondiale ed in continua espansione.
Resistenza antimicrobica e resistenza antibiotica: una definizione
La resistenza antimicrobica è la resistenza di un microorganismo ad un farmaco antimicrobico che in origine era capace di combatterlo e quindi risulta nell’impossibilità di trattare l’infezione e nella necessità di cambiare terapia. I microorganismi resistenti, che siano batteri, funghi, virus o parassiti, sono in grado di resistere all’attacco dei farmaci antimicrobici e sono la causa della persistenza di infezioni e dell’aumento del rischio di diffusione ad altri.
L’evoluzione di ceppi resistenti è un fenomeno naturale che si verifica quando la proliferazione dei microorganismi comporta errori di trascrizione che li rendono resistenti o quando tratti di resistenza vengono scambiati tra i microorganismi stessi. L’uso, e soprattutto l’utilizzo scorretto di farmaci antibiotici favorisce l’insorgenza di ceppi resistenti, così come uno scarso controllo delle infezioni e condizioni sanitarie inadeguate.
Il termine antimicrobico è quindi utilizzato per indicare una vasta gamma di microorganismi bersaglio, come parassiti, virus e funghi. Quando si parla di resistenza antibiotica ci si riferisce invece in modo più specifico alla resistenza sviluppata dai batteri che causano infezioni.
Un fenomeno mondiale
Il rapporto del 2014 della WHO (World Health Organization), svolto su 114 paesi, ha mostrato come la resistenza antimicrobica non è più una predizione per il futuro, ma è la realtà del presente, e si sta verificando già ora in tutto il mondo, mettendo a repentaglio la possibilità di trattare le infezioni sia nelle comunità che negli ospedali.
La WHO ha segnalato l’insorgenza di diversi fenomeni:
– Nel 2012 è stata osservato un aumento della resistenza ai farmaci di prima linea dell’HIV: ciò potrebbe comportare in futuro il ricorso a farmaci più costosi. La resistenza farmacologica dell’HIV si verifica quando il retrovirus riesce a replicarsi nel corpo della persona infetta nonostante la terapia sia gestita in modo ottimale: ciò significa che si è sviluppata una qualche resistenza al farmaco.
– Sempre nel 2012 sono stati registrati circa 480.000 nuovi casi di Tubercolosi resistente a più farmaci (MDR- TBC, Multidrug-resistant tuberculosis). Oltre a ciò in più di 100 paesi sono stati riscontrati ceppi di tubercolosi ampiamente reistenti alle terapie (XDR-TB, Extensively drug-resistant tuberculosis, ovvero MDR-TB con in più resistenza a qualsiasi fluorochinolone e farmaco di seconda scelta iniettabile endovena), con la conseguente esigenza di terapia di maggior durata ma meno efficaci. A livello globale si stima che il 3.5% dei nuovi casi di TBC e il 20.5% dei casi di TBC trattati in precedenza abbiano ceppi di tubercolosi MDR.
– In alcune regioni al di sotto del fiume Mê Kông sono stati osservati fenomeni di resistenza al miglior trattamento attualmente disponibile contro la malaria (terapia combinata a base di Artemisinina). Se il problema continuasse a diffondersi creerebbe importanti danni al controllo della patologia sinora raggiunto.
– Nel mondo ci sono numerosi casi di antibiotico-resistenza anche per le infezioni più comuni (infezioni delle vie urinarie, polmoniti,…). Un’alta percentuale di infezioni ospedaliere è dovuta a batteri altamente resistenti, come lo Staphylococcus Aureus Meticillina-Resistente (MRSA, Methicillin-Resistant Staphylococcus aureus).
– In 10 paesi è stato riscontrato il fenomeno di resistenza alle cefalosporine di terza generazione, ultimo baluardo a disposizione contro la gonorrea. Ciò comporta che, se non verranno sviluppati nuovi vaccini e farmaci, a breve la gonorrea potrebbe diventare intrattabile con un aumento delle complicanza, come infertilità, esiti di gravidanza sfavorevoli e cecità neonatale.
– La resistenza ai fluorochinoloni, i farmaci più usati per contrastare la comune infezione delle vie urinarie da E. Coli, è diffusa in tutto il globo. Lo stesso vale per i farmaci di prima linea contro lo Staphlylococcus Aureus e le infezioni causate da batteri intestinali comuni normalmente curati efficacemente con antibiotici carbapenemi.
– Negli ultimi 10 anni i farmaci antivirali sono diventati uno strumento importante di trattamento dell’influenza epidemica e pandemica. A tal fine molti paesi hanno sviluppato delle linee guida nazionali per il loro utilizzo. Il virus dell’influenza è caratterizzato da un’evoluzione costante che comporta l’insorgenza continua di resistenza ai farmaci antivirali in uso. Dal 2012 tutti i virus dell’Influenza A circolanti tra gli uomini sono virtualmente resistenti ai farmaci usati per la prevenzione dell’influenza (amantadine e rimantadine). In ogni caso la frequenza di resistenza all’inibitore della neuraminidasi, Oseltamivir, rimane basso (1-2%).
– Anche la possibilità di trattare alcune delle più comuni infezioni veicolate da alimenti, come la Salmonella, si sta riducendo portando alla loro diffusione in tutta Europa. Si sta verificando anche un’elevata resistenza all’antimicrobico ciprofloxacina in isolati di Campylobacter, sia in esseri umani sia in animali.
Anche l’Italia è interessata
L’antimicrobico-resistenza è un fenomeno che riguarda tutto il mondo. In Europa, i dati forniti dalla sorveglianza EARS-Net, mostrano che negli ultimi 4 anni è aumentata notevolmente la resistenza in due specie di batteri sotto sorveglianza: Escherichia Coli e Klebsiella pneumoniae.
L’Italia, dopo la Grecia, è tra i maggiori consumatori di antibiotici in Europa e si calcola che un antibiotico su 5 sia usato in modo inappropriato. Ciò spiegherebbe la non uniformità dei livelli di antibiotico-resistenza tra nord e sud: i livelli di resistenza sono più alti al centro e al sud Italia, dove è più elevato anche il consumo di antibiotici.
Se in passato l’antibiotico-resistenza era un fenomeno che riguardava soprattutto i reparti ad alta intensità di cura come le rianimazioni e i reparti di terapia intensiva, oggi è diffuso nella maggior parte dei reparti. I pazienti più a rischio sono gli anziani, che più spesso si ammalano per patologie infettive ed in più presentano più patologie croniche contemporaneamente: il loro sistema immunitario indebolito li espone con maggior facilità al rischio di sviluppare infezioni.
Era post-antibiotica
Meccanismi di resistenza emergono e si diffondono a livello mondiale, compromettendo le possibilità della medicina di contrastare le patologie infettive, anche le infezioni più comuni. La mancata risposta alla terapia richiede il ricorso a farmaci più costosi, somministrati più a lungo e pertanto comporta maggiori spese sanitarie oltre a un maggior rischio di conseguenze e di morte in persone che, con la stessa terapia, fino a poco tempo fa avrebbero potuto continuare a condurre uno stile di vita normale. E’ stato stimato, ad esempio, che le infezioni da MRSA (methicillin-resistant Staphylococcus aureus) sono mortali il 64% in più rispetto alle infezioni da Stafilococco che non ha sviluppato forme di resistenza ai farmaci. Oltretutto la resistenza antimicrobica comporta che i pazienti rimangano infettivi per un tempo maggiore, favorendo la diffusione dei microorganismi resistenti ed aggravando il fenomeno a livello mondiale.
La crescita costante di questa problematica può comportare l’annullamento dei progressi della medicina fatti sinora, in quanto gli antibiotici sono un elemento centrale per la medicina e la loro inefficacia potrebbe compromettere non solo i trapianti d’organo, la chemioterapia e gli interventi di chirurgia maggiore, ma anche risultati all’ordine del giorno come la guarigione da ferite. “Se non verrà fatto qualche cosa, ci troveremo in un’era del ‘dopo antibiotico’ dove infezioni minori e anche piccole ferite potrebbero tornare a uccidere”, spiega Keiji Fukuda, vice direttore generale della sicurezza sanitaria dell’Oms. “Dobbiamo prevenire le infezioni, ma anche cambiare completamente il modo di produrre, prescrivere e utilizzare gli antibiotici. Altrimenti passo dopo passo perderemo i benefici di questi medicinali e le conseguenze saranno devastanti”.
Uno dei problemi principali è infatti che i batteri sviluppano nuove resistenze più velocemente dell’introduzione sul mercato di nuove molecole. Se tra il 1980 e il 1990 sono stati introdotti quaranta antibiotici, nel decennio successivo sono stati solamente sette. Se da un canto la Ceftarolina Fosamil, la prima cefalosporina efficace contro lo Staphylococcus Aureus resistente alla meticillina, si è mostrata è un progresso fondamentale in questa battaglia contro l’antimicrobico-resistenza, dall’altro appare chiaro come sia necessario trovare al più presto altre valide soluzioni per combattere la vasta gamma di resistenze presenti in tutto il mondo.
Strategie per combattere la diffusione dell’antimicrobico-resistenza
E’ assolutamente necessario che vengano prese delle contromisure per cercare di rallentare o ancora meglio invertire questa pericolosa tendenza. Sebbene sia richiesto un intervento su tutti i livelli, orchestrato dalle varie nazioni, anche i singoli possono avere degli atteggiamenti in grado di ridurre il fenomeno:
– lavarsi le mani e ridurre il contatto con persone malate può prevenire la trasmissione di infezioni batteriche e virali, così come usare il preservativo riduce la trasmissione di malattie infettive;
– usare farmaci antimicrobici solo quando prescritti da Professionisti;
– completare la terapia antimicrobica secondo le modalità indicate e evitare di sospenderla appena i sintomi migliorano;
– non dividere i propri antimicrobici con altri o utilizzare prescrizioni rimaste.
Gli operatori sanitari dovrebbero impegnarsi ad incrementare la prevenzione ed il controllo in ospedali e cliniche, a prescrivere antibiotici solo laddove strettamente necessario e in modo corretto.
Anche i rappresentanti politici e l’industria possono aiutare in modo decisivo ad affrontare il fenomeno rafforzando il monitoraggio della resistenza e la capacità di analisi di laboratorio, regolamentando e promuovendo l’uso appropriato dei farmaci, promuovendo l’innovazione e la ricerca e lo sviluppo di nuovi strumenti, nonché la cooperazione e la condivisione di informazioni tra tutti i soggetti interessati. Ciò che davvero conta è che si inizi ad agire fin da subito per non arrivare davvero all’era post-antibiotica.
Sitografia:
- http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/doc/4006.pdf
- http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=1929
- http://www.epicentro.iss.it/focus/resistenza_antibiotici/aggiornamenti.asp
- http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nuovo-rapporto-dell%E2%80%99oms-evidenzia-che-la-resistenza-agli-antibiotici-%C3%A8-ancora-una-minaccia-l
- http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/163468/1/9789241564946_eng.pdf?ua=1
- http://www.who.int/drugresistance/documents/surveillancereport/en/
- http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs194/en/
- http://www.repubblica.it/salute/medicina/2014/04/30/news/resistenza_agli_antibiotici-84867869/
- http://www.repubblica.it/salute/medicina/2013/11/17/news/antibiotici_la_giornata_europea-71237505/