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Indice Glicemico e Diabete

L’obiettivo di chi ha il diabete è riuscire a tenere sotto controllo la glicemia, ovvero lo zucchero nel sangue. Si tratta di un proposito fondamentale per rallentare la progressione verso tutte le complicanze alla retina, ai reni, al sistema nervoso e cardiovascolare che un eccesso di zuccheri nel sangue può dare. Oramai non è più sufficiente limitarsi a parlare […]

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L’obiettivo di chi ha il diabete è riuscire a tenere sotto controllo la glicemia, ovvero lo zucchero nel sangue. Si tratta di un proposito fondamentale per rallentare la progressione verso tutte le complicanze alla retina, ai reni, al sistema nervoso e cardiovascolare che un eccesso di zuccheri nel sangue può dare. Oramai non è più sufficiente limitarsi a parlare di quantità di carboidrati, ma bisogna valutarne anche la qualità, se si vuole comprendere gli effetti che gli alimenti esercitano sulla glicemia postprandiale [dopo un pasto]. Infatti anche cibi diversi con lo stesso contenuto di carboidrati possono avere un impatto diverso sugli zuccheri del sangue.

In questo senso l’Indice Glicemico [vedi Indice Glicemico] può essere un parametro utile al mantenimento di una glicemia più stabile, senza evitare che lo zucchero nel sangue raggiunga picchi troppo alti (iperglicemia) o troppo bassi (ipoglicemia). Inoltre è uno strumento che può aiutare a perdere peso, obiettivo altrettanto importante per il benessere di chi soffra di Diabete Mellito di tipo 2.

Se si ha il diabete gli alimenti da favorire sono quelli con un IG basso (minore di 35): possono essere consumati senza problemi. Si deve invece prestare maggior attenzione agli alimenti con IG moderato, che vanno introdotti con cautela, magari consumandoli con olio e verdure [vedi Come abbassare l’Indice Glicemico] in modo che l’assorbimento di carboidrati sia più graduale e ridotto. Gli alimenti che hanno un IG alto (che è = oppure > di 50) sono invece da evitare se si è diabetici, ma anche se si vuole perdere peso. Non per forza gli alimenti naturali come frutta e verdura hanno un indice glicemico basso: bisogna fare attenzione al consumo di zucca, carote cotte, patate, castagne, cocomero, datteri e banane, in quanto il loro IG è alto. Si possono poi usare tutta una serie di accortezze per ridurre ulteriormente l’Indice Glicemico, spiegate più approfonditamente in Come abbassare l’Indice Glicemico.

I benefici di una dieta a basso indice glicemico sono numerosi, e sono stati dimostrati da due meta-analisi che hanno preso in considerazione i risultati ottenuti da diversi studi dove veniva messa a confronto una dieta che faccia attenzione all’indice glicemico con una che non ne tenga conto. I risultati sono molto interessanti, in quanto con una dieta a basso indice glicemico:

  • vi è una riduzione del 0,4% di emoglobina glicata (HbA1c)
  • le fluttuazioni dei livelli della glicemia sono ridotte
  • la produzione di insulina è inferiore
  • la perdita di peso in soggetti sovrappeso o obesi è più marcata: vi è una riduzione della massa corporea, della massa grassa totale e del BMI (Body Mass Index)
  • vi è un miglioramento del profilo lipidico con riduzione del colesterolo totale ed LDL (i “grassi cattivi”)
  • è possibile arrivare a ridurre la richiesta di insulina in chi soffre di Diabete Mellito di tipo 1

 

La riduzione dell’emoglobina glicata è un risultato particolarmente importante: si tratta di uno dei parametri più affidabili per il controllo della glicemia (assieme alla fruttosamina e all’albumina sierica glicata) e la sua riduzione dell’1% è associata ad una riduzione del 21% di morte diabete-correlata, del 14% di insorgenza di infarto e del 37% di insorgenza di complicanze microvascolari.

Sicuramente ciò che conta per ottenere dei risultati è seguire questo regime alimentare per un tempo prolungato, che permetta di beneficiare degli effetti. Sembrerebbe anche che la dieta a basso indice glicemico sia la dieta di mantenimento ideale per le persone diabetiche, in quanto favorisce la stabilizzazione dell’emoglobina glicata e la riduzione sia della glicemia postprandiale che della PCR (proteina infiammatoria). Se a questa dieta si associa un’alimentazione ricca di acidi grassi monoinsaturi si osservano numerosi effetti positivi sul profilo lipidico.

Inoltre alcuni studi dimostrano che vi è un rischio addizionale indipendente tra alimenti ad alto indice glicemico ed insorgenza di diabete mellito di tipo 2, problemi cardiovascolari e altre patologie.

Vedi anche:

 

Bibliografia:

  • Thomas D. E. and Elliott E. J. Meta-analysis The use of low-glycaemic index diets in diabetes control British Journal of Nutrition (2010), 104: 797–802
  • Brand- Miller J, Hayne S Low–Glycemic Index Diets in the Management of Diabetes A meta-analysis of randomized controlled trials DIABETES CARE 2003; 26(8): 2261-2267

Sitografia:

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