Ultimamente l’olio di palma è sempre più spesso sotto i riflettori, al centro di importanti diatribe sia salutiste (è un ingrediente estremamente diffuso) che ambientali (la sua coltivazione è associata ad una deforestazione sempre più aggressiva).
Con il 13 dicembre 2014, secondo il regolamento europeo n. 1169/2011, nelle etichette dei prodotti alimentari non è più possibile scrivere tra gli ingredienti “oli vegetali”, ma è diventato obbligatorio segnalare l’origine vegetale specifica di oli e grassi. È così emerso sotto gli occhi di tutti che l’olio di palma è estremamente utilizzato: sono centinaia i prodotti interessati, non soltanto la celebre Nutella. Se ne fa ricorso nella maggioranza dei prodotti da forno, dei grissini, dei cracker e degli snack. Non solo: sono interessati anche i piatti precotti, le cotolette di pollo refrigerate, i bocconcini, i ripieni di spinaci e tacchino, i cereali della colazione e persino i Plasmon. Le industrie non sono le uniche a farvi ricorso: è diffuso anche al ristorante, in pizzeria e nelle mense, in quanto presente in numerose miscele di olio per friggere.
Viste le quantità massicce che entrano a far parte, in modo non del tutto consapevole, della nostra alimentazione, e l’importante influenza ambientale, Il Fatto Alimentare e Great Italian Food stanno portando avanti su Change.org una petizione finalizzata a ridurre drasticamente i prodotti in cui l’olio di palma è presente, petizione cui stanno aderendo numerosi cittadini ma anche Coop, Esselunga, Ikea e LD market MD.
Ma cerchiamo di capire il razionale di queste importanti iniziative.
L’olio di palma: caratteristiche e proprietà
L’olio di palma si ricava dai frutti della palma, molto facilmente deperibili, che vengono sterilizzati tramite il vapore e successivamente snocciolati, cotti, pressati e filtrati.
Si ricava così, inizialmente, l’olio di palma grezzo, solido a temperatura ambiente e di colore rossastro a causa dell’alto contenuto di carotene. A seguito di ulteriori processi di lavorazione e raffinazione, si ottiene l’olio di palma raffinato o bifrazionato, giallo, fluido e privo di antiossidanti, andati persi durante i processi di cottura.
Dai semi dei frutti, che nella fase di produzione dell’olio di palma vengono separati, essiccati, macinati e pressati, si può ricavare l’olio di palmisto, anch’esso solido, ma di colore biancastro in quanto privo di pigmenti. È ampiamente utilizzato nell’industria dolciaria per le glasse, la canditura e le farciture a base di cacao.
L’olio di palma e l’olio di palmisto contengono un’alta quantità di acidi grassi saturi, circa il 50 e 80% rispettivamente. L’olio di palma dà il nome all’acido palmitico (acido grasso saturo con 16 atomi di carbonio), che rappresenta il 47% dei grassi presenti, ma contiene anche acido oleico monoinsaturo, mentre l’olio di palmisto contiene soprattutto acido laurico.
L’olio di palma rosso (o grezzo) è una delle principali fonti naturali di tocotrienolo, un membro della famiglia della vitamina E con capacità antiossidanti particolarmente spiccate; contiene inoltre quantità elevate di vitamina K e magnesio.
A ciò si aggiungono:
- beta-carotene;
- co-enzima Q10 (ubiquinone);
- squalene;
- vitamina A;
- polifenoli;
- flavonoidi.
Questi costituenti, che rappresentano l’1% circa, sono invece assenti nell’olio raffinato.
Quindi, se da un canto la quantità di acidi grassi a catena lunga (tipici dei grassi animali e favorenti i grassi “cattivi”) sono presenti in abbondanza, dall’altro l’olio di palma grezzo presenta anche numerose sostanze antiossidanti
La raffinazione chimica produce quindi un olio di palma sbiancato e deodorato (in inglese refined bleached deodorized palm oil o RBDPO) e acidi grassi puri liberi, importanti materie prime dell’industria del sapone, dei detersivi e di altri prodotti igienici e per la cura della persona.
Da notare come alcuni studi abbiano evidenziato effetti antimicrobici. La sua applicazione ferite ne faciliterebbe la guarigione.
Industria alimentare
In base alle indagini svolte da Il Fatto Alimentare l’olio di palma è presente in oltre 100 biscotti, 40 tra grissini, cracker, snack salati, 30 merendine e 20 creme alla nocciola. I marchi coinvolti sono importanti e diffusi: Ferrero, Mulino Bianco, Aia, Kellog’s, Plasmon…
Se anche non fa male alla salute, a fronte della sua vasta diffusione, il problema diventano le dosi. Nella realtà quotidiana è facilissimo assumere grassi in eccesso attraverso biscotti, merendine, snack, prodotti da forno o piatti pronti. È stato calcolato, sempre da Il Fatto Alimentare, che per assumere 36 g di grasso di olio di palma in un giorno basta, per esempio, mangiare 4 biscotti Macine Mulino Bianco a colazione (10,4 g), una cotoletta impanata Spinacine Aia (15 g) a pranzo e una brioche non farcita come merenda (10,6 g). Se a questo si aggiungono le altre fonti alimentari di grasso allora bisogna considerare anche i 2,5 g di grassi saturi presenti in una tazza di latte intero, e quelli presenti in formaggi, carne ed altri prodotti. Facendo la somma complessiva, nell’arco della giornata si superano tranquillamente i 20 g di grassi saturi. I nuovi Larn [Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia] considerano un valore massimo di saturi di 22 g circa al giorno (10% del fabbisogno energetico) per un adulto, anche se l’Efsa ritiene opportuno “ridurlo il più possibile”.
Inoltre se confrontiamo la quantità di burro necessaria a preparare un biscotto con quella che servirebbe di olio scopriamo che i grammi di olio di palma utilizzati sono decisamente maggiori.
Se per un adulto è così facile eccedere nell’assunzione quotidiana di grassi, immaginiamoci per i bambini.
Ma perché ha così tanto successo?
Sostanzialmente si tratta di un prodotto poco costoso (a meno che non si tratti di quello di origine biologica non idrogenato, proveniente da filiera RSPO e quindi prodotto secondo uno standard che garantisce tra gli altri aspetti una produzione sostenibile tramite la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità dell’ambiente) e molto pratico da usare: è stabile ed ha un punto di fumo alto, per cui non ha bisogno di essere cambiato molte volte durante la frittura. Oltretutto la consistenza simile a quella del burro consentono di usarlo come suo sostituto, con il vantaggio di allungare la shelf-life del prodotto mantenendone le caratteristiche sensoriali (come la friabilità e il gusto) e chimiche (come lo stato di ossidazione del prodotto).
Perché bisogna stare attenti
Il CSPI (Center for Science in the Public Interest) afferma che l’olio di palma aumenta i fattori di rischio cardiovascolare poiché i principali acidi grassi che alzano il livello di colesterolo, aumentando i rischi di coronaropatia, sono gli acidi grassi saturi con 12 (acido laurico), 14 (acido miristico) e 16 (acido palmitico) atomi di carbonio. L’associazione no-profit americana American Heart Association elenca l’olio di palma fra i grassi saturi dei quali consiglia di limitare l’uso a coloro che devono ridurre il livello di colesterolo.
Altra problematica da tenere in conto è quella legata alla contaminazione da residui di sostanze chimiche tossiche. L’olio di palma, infatti, viene coltivato in Paesi che consentono ancora l’impiego di sostanze vietate in Italia e in Europa (ad esempio il ddt). Dai controlli effettuali finora non sono mai stati riscontrati livelli di residui superiori a quelli consentiti per legge, ma è possibile che i bambini possano essere più esposti degli adulti al cosiddetto “effetto accumulo” da pesticidi.
Esiste inoltre la possibile reattività crociata tra noce, nocciola e noce di cocco. L’olio di palma, come l’olio derivato dalla noce di cocco o da frutti di piante tropicali simili, può contenere proteine capaci di causare reazioni anche gravi nei pazienti sensibilizzati. L’olio di palma è utilizzato nella fabbricazione di saponi e candele, ma si ritrova anche nella margarina, in grassi usati per cucinare, nella maionese e in dolci e dolciumi. Anche il polline delle palme può dare sintomi di raffreddore o di asma, ma per venirne esposti bisogna andare laddove viene coltivata, ad esempio Malesia e Singapore.
Il dibattito in corso
Al momento non vi è ancora certezza sui veri effetti dell’uso di olio di palma. Questo è dovuto a più fattori:
– parte delle ricerche sono state promosse dalle parti interessate
– è stato considerato solo l’effetto della parte lipidica dell’olio e non l’alimento nella sua interezza
– è necessario valutare anche l’estesa assunzione che se ne fa.
Tra gli argomenti di parte, e in risposta allo studio dell’OMS, il Malaysian Palm Oil Promotion Council ha sostenuto che non ci sono prove scientifiche sufficienti per elaborare linee guida globali sul consumo di olio di palma, e ha citato uno studio cinese che avendo comparato lardo, olio di palma, olio di soia e olio di arachidi, sostiene che l’olio di palma aumenta il livello di colesterolo “buono” (HDL) e riduce il colesterolo “cattivo” (LDL). Sempre secondo questo studio l’olio di palma è meglio dei grassi trans, grassi che (nei paesi dove non sono regolamentati) sarebbero comunemente scelti come suoi sostituti in diverse produzioni alimentari.
Un altro studio, svolto dal dipartimento di Scienza e Medicina agricola, alimentare e nutrizionale dell’Università dell’Alberta, ha invece mostrato che l’acido palmitico non presenti effetti ipercolesterolemici nel momento in cui l’assunzione di acido linoleico sia superiore al 4,5 % dei grassi totali. Se però la dieta contiene acidi grassi trans allora il colesterolo “cattivo” aumenta e il colesterolo “buono” diminuisce.
L’industria dell’olio di palma sottolinea che gli oli di palma contengano grandi quantità di acido oleico (38,7%) che ha funzioni positive, e che l’acido palmitico influisce sui livelli di colesterolo in modo molto simile all’acido oleico. Inoltre gli acidi monoinsaturi come l’acido oleico sono tanto efficaci quanto gli acidi grassi polinsaturi (come l’acido alfa-linoleico) nel ridurre il livello di colesterolo “cattivo”.
Nel 2013 Fattore e Fanelli dell’Istituto Mario Negri hanno sottolineato la scarsità di studi che analizzino gli effetti negativi dell’olio in sé e che gli effetti negativi delineati dagli studi esistenti siano solamente focalizzati sull’aumento di problematiche coronariche e sull’insorgenza di alcuni tumori. Tuttavia, hanno fatto notare che alcuni recenti studi sull’argomento riconsiderino il ruolo negativo degli acidi grassi saturi nella dieta non limitandosi alla valutazione del tipo di grasso, ma tenendo in considerazione anche la struttura dei trigliceridi.
Altri utilizzi
La palma non è diffusa solo in ambito alimentare.
È presente anche in prodotti estetici, quali saponi, creme e shampoo.
È inoltre usata per produrre biodiesel, o come olio di palma poco raffinato miscelato con gasolio convenzionale, oppure lavorato mediante transesterificazione per produrre un estere di metile dell’olio di palma che rispetta le norme EN 14214, con glicerolo come sottoprodotto. Si stanno anche sperimentando, anche se in piccole quantità, processi produttivi di biocarburante di seconda generazione.
Il disastro ambientale
L’olio di palma è, al momento, l’olio più utilizzato al mondo. Anche in Italia, la patria dell’olio extravergine di oliva e della dieta mediterranea, le importazioni di olio di palma sono imponenti e nel 2014 hanno mostrato un aumento del 26% rispetto all’anno precedente: è passata da 1,39 a 1,7 miliardi di chilogrammi.
L’aumento del suo utilizzo nel settore alimentare ha causato molti problemi ambientali: le piantagioni sono aumentate drammaticamente causando un esteso fenomeno di deforestazione a discapito delle foreste tropicali. I paesi principalmente interessato sono Indonesia e Malesia che, insieme, esportano circa il 80 per cento di tutto l’olio di palma presente sul mercato globale. Ora, però, il fenomeno si sta estendendo al Congo, Camerun e Amazzonia.
Per cercare di arginare il problema e muoversi in una direzione più rispettosa dell’ambiente, nel 2004 alcune aziende produttrici insieme a ong ambientaliste hanno fondato la Roundtable on sustainable palm oil (RSPO). Anche perché le conseguenze dell’espansione delle monocolture di palma, hanno ricadute negative anche sugli agricoltori per la progressiva perdita sia dell’ambiente forestale sia di eventuali raccolti differenti.
Conclusioni
Per il momento non si è giunti a conclusioni certe sugli effetti dell’olio di palma. È quindi importante fare ricorso al buon senso e ricordarsi che i grassi, buoni o cattivi che siano, andrebbero assunti in dosi giornaliere limitate.
Altro principio sempre valido rimane quello della varietà: una dieta varia e differenziata è sempre auspicabile.
Quindi è senza dubbio importante consultare le etichette degli alimenti prima di comprarli (non solo per verificare la presenza di questo ingrediente) tenendo anche a mente che le quantità di olio di palma necessarie per ottenere lo stesso effetto del burro sono maggiori.
Siti utili
Per coloro che fossero interessati a conoscere gli alimenti “olio di palma free” si rimanda al sito Il Fatto Alimentare ed in particolare ai link:
http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-snack-cracker.html
http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-merendine-senza.html
Bibliografia:
- Choo Y M and Kalanithi N Research advancements in palm oil nutrition Eur. J. Lipid Sci. Technol. 2014, 116, 1301–1315
- Odia O J, Ofori S, MadukaMaduka O: Palm oil and the heart: A review World J Cardiol 2015 March 26; 7(3): 144-149
- Ping Tou Gee Analytical characteristics of crude and refined palm oil and fractions Eur. J of Lipid Sci. and Technol. April 2007; 109 (4): 373–379
- Ekwenye, U.N. and Ijeomah, C.A Antimicrobial Effects Of Palm Kernel Oil And Palm Oil KMITL Sci. J. 2005; 5 (2): 502-505
Sitografia:
- http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-87b67b19-3962-4b63-9a89-2b9223cd03a8.html
- http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-ingrediente-misterioso.html
- http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-the-guardian.html
- http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-30-grammi-motivi.html
- http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-qualita-germinal.html
- http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-ingrediente-nascosto.html
- http://www.ilfattoalimentare.it/etichette-alimentari-stop-dicitura-oli-vegetali-regolamento-ue-11692011.html
- http://www.lifegate.it/persone/news/olio-di-palma-salute-e-ambiente
- http://www.benessere360.com/olio-di-palma.html
- http://www.repubblica.it/salute/esperti/allergologia/2011/03/29/news/leggi_bene_l_etichetta_degli_alimenti_riconoscere_le_allergie_crociate-14218520/
- http://it.wikipedia.org/wiki/Olio_di_palma