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Affrontare il puerperio con la Medicina Ayurvedica

I primi tempi dopo la nascita di un figlio sono un momento di grande delicatezza. E’ per questo che la donna durante il puerperio ha bisogno di particolari attenzioni. Il puerperio: una definizione Il puerperio è il periodo temporale che inizia con la conclusione del parto e termina con il ritorno dell’apparato genitale alle condizioni […]

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I primi tempi dopo la nascita di un figlio sono un momento di grande delicatezza. E’ per questo che la donna durante il puerperio ha bisogno di particolari attenzioni.

Il puerperio: una definizione

Il puerperio è il periodo temporale che inizia con la conclusione del parto e termina con il ritorno dell’apparato genitale alle condizioni anatomo-funzionali precedenti alla gravidanza: convenzionalmente si assegna a tale periodo una durata di 6 settimane. Subito dopo l’espulsione (secondamento) della placenta, le prime due ore sono definite post-partum per i drastici cambiamenti che le caratterizzano, che segnano il passaggio dell’organismo dallo stato gravidico a quello puerperale.

Il puerperio richiede alla donna un grande adattamento per fronteggiare le nuove richieste della vita di madre. In parallelo, il corpo deve recuperare le proprie funzioni e iniziare a produrre latte. Dal punto di vista emotivo rappresenta un momento molto delicato: si deve attendere a nuove richieste, imparare a decodificare le esigenze del neonato, ristabilire il proprio ruolo all’interno della famiglia, fronteggiarsi con un corpo che ha forme nuove. Il tutto tenendo conto di un sonno frequentemente interrotto, di esigenze alimentari diverse, dei dolori residui del parto.

Cambiamenti ormonali del puerperio

Il parto segna la fine della gravidanza, e in tal senso avvia una serie di cambiamenti ormonali volti a ripristinare le condizioni iniziali.

Dopo l’espulsione della placenta si ha un repentino calo del progesterone entro le prime 24 ore, che scende a livelli ancora più bassi nell’arco delle prime due settimane di puerperio.

Anche gli estrogeni si riducono: se la donna allatta i valori si mantengono bassi nel tempo, nel caso invece dia latte artificiale i valori risalgono a livelli di normalità nella 3a settimana di puerperio fino al ritorno del mestruo.

Altro ormone in gioco è la prolattina: la suzione del capezzolo ne stimola la produzione, e questo garantisce una inibizione degli estrogeni e favorisce la montata lattea e le contrazioni uterine, finalizzate a bloccare il flusso sanguigno, evitando emorragie, e a ripristinare le dimensioni dell’utero. Nel caso in cui, invece, non ci sia allattamento al seno i valori di prolattina si normalizzano entro la fine della 3a settimana.

Lo sbalzo ormonale dallo stato gravidico allo stato perpuerale, associato alla grande stanchezza che segue il parto e che si può consolidare con la nuova routine, mettono le mamme in una condizione di maggior suscettibilità allo stress.

Cambiamenti fisici durante il puerperio

Durante la gravidanza l’organizzazione dell’addome subisce innumerevoli modifiche per lasciar posto al bambino. Man mano che l’utero cresce stomaco e intestino, ma anche vescica, retto e spina dorsale devono adattarsi, e sono sottoposti ai continui movimenti fetali. Questo causa un loro spostamento ed una nuova organizzazione degli spazi. Anche il cingolo pelvico deve accompagnare questi cambiamenti (quante donne sperimentano fastidi nella zona lombare, o soffrono di sciatalgia durante la gravidanza?), e grazie alla continua mediazione ormonale e alla lassità articolare che ne consegue, subisce un vero e proprio allargamento. Non manca poi il coinvolgimento delle articolazioni di anca e torace e della zona omero-scapolare, in quanto tutte le parti del corpo sono in comunicazione tra loro!

L’uscita del feto attraverso il canale vaginale rappresenta un movimento verso il basso di grande entità, e porta con sé un vuoto. Laddove prima l’utero – che aveva raggiunto il massimo delle dimensioni e della capienza arrivando fino al diaframma – era riempito di placenta, liquido amniotico e feto, si ritrova vuoto e necessita di tornare alle proprie dimensioni. Ecco perché la gravidanza e il parto sono percepiti da molte tradizioni come eventi traumatici ed è necessario un subitaneo intervento, dopo la nascita, che possa aiutare la fisiologia a ritornare alle condizioni pregravidiche.

Se vediamo la nascita come l’apertura di tutti i cancelli, infatti, dobbiamo pensare all’importanza che riveste la chiusura subito dopo l’espletazione del parto. Il canale del parto, in senso figurato, è come se, nel raggiungere la sua massima apertura e nel consentire questo moto verso il basso, diventasse un punto di grande vulnerabilità, in grado di creare degli squilibri, se non si prendono le giuste precauzioni.

Molte tradizioni, infatti, vogliono che il bacino venga fasciato dopo il parto, per aiutare la pelvi a riprendere la propria fisionomia, “destabilizzata” dalla cedevolezza delle cartilagini, ma anche a scopo contenitivo. In tal modo si aiutano i visceri a mantenere una giusta verticalità e a ritornare alla propria sede, e con il calore si sostengono tutti i processi e la ripresa dei tessuti, soprattutto in caso di parto cesareo. In più la fasciatura supporta la colonna lombare, che ha subito le maggiori sollecitazioni. Questa ottima abitudine sta tornando in auge nel mondo dell’ostetricia, e persiste nella Medicina Ayurvedica come in quella Tradizionale Cinese.

Durante il puerperio si ha un progressivo ridimensionamento dell’utero e si avviano tutti i processi di riparazione e cicatrizzazione, di cui si ha consapevolezza tramite le perdite vaginali di liquidi fetali e residui placentari ed epiteliali (lochiazioni) che possono durare fino a 6 settimane. Spesso il corpo della donna deve riparare gli esiti di lacerazioni ed episiotomie, e fronteggiare le emorroidi.

L’importanza di una corretta condotta durante il puerperio

Quante volte capita di sentire: “da quando ho avuto mio figlio non ho più freddo”, “dopo la gravidanza ho sempre forti dolori durante l’ovulazione”, “dalla nascita del mio secondo figlio soffro di lombalgia cronica” e altre testimonianze del genere? Spesso il cambiamento riportato non ha connotati positivi, come per esempio difficoltà sessuali, emorroidi, mal di schiena cronici… Ma come mai il parto lascia dei segni anche a distanza di tempo?

Nella stragrande maggioranza dei casi è per il mancato supporto al corpo durante il puerperio. Non sempre è necessario che ci siano problematiche eclatanti nel periodo che segue il parto. Ma è un momento in cui la fisiologia va nutrita (basti pensare a quanti nutrienti richiede l’allattamento, nutrienti che di fatto la madre cede al figlio), in cui lo stress fisico e mentale va arginato. Anche perché una persona stanca è più suscettibile ad ammalarsi e cadere vittima della depressione post-partum.

Per comprendere in modo ancora più semplice ed intuitivo i processi che interessano il puerperio basta pensare alla tradizione dei Maya yucatechi, che da sempre considera il corpo della puerpera come “aperto”, “caldo” (in opposizione alla sua natura “fredda” e lunare, per via delle perdite mensili di sangue, elemento caldo per antonomasia) e “disordinato”, proprio in virtù dello spostamento dei vari organi. Ecco quindi che attraverso i massaggi si adoperano per far sì che i visceri ritrovino il loro spazio e tramite le fasciature sigillano il corpo della donna, prestando particolare attenzione a tutti gli orifizi (bocca, naso, vagina, ano) e a mani e piedi.

La Medicina Ayurvedica pone al primo posto l’importanza del massaggio, che grazie allo stimolo tattile e all’uso di olio e spezie che abbiano subito un’adeguata processazione, è in grado di aiutare il corpo a ritrovare il giusto equilibrio. Ma vi è anche una particolare attenzione all’alimentazione, che deve essere sana e nutriente, in grado di sostenere un corpo che deve rispondere a nuove necessità, come l’allattamento e gli innumerevoli risvegli notturni ed attraversare questo momento di stress.

Stress post-partum: non solo depressione

Il dopo parto è un momento di forte vulnerabilità della neomamma nei confronti dello stress. I problemi di salute mentale non vanno mai presi alla leggera anche per le ripercussioni che possono avere sul breve e lungo periodo anche sui figli, e per questo è cruciale che la donna si confronti con le persone che ha vicino o con chi è del settore (ostetriche, medici, psicologi).

Il 10-20% delle donne, nel periodo successivo al parto, sperimenta sintomi depressivi. Esiste infatti il baby blues o maternity blues, caratterizzata da un’indefinibile sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire nel giro di pochi giorni, generalmente entro i primi 10-15 giorni dal parto. Se invece continua potrebbe trattarsi di depressione post-partum (DPP).

Ma la depressione, da sola, non coglie quella che è in realtà una sofferenza psicologica multi-dimensionale e più articolata. Il numero di mamme che soffre di sintomi ansiosi, infatti, è ancora più esteso. A ciò si aggiunge che circa il 60% delle puerpere sperimenta senso di stanchezza (inteso come fiacchezza opprimente in grado di limitare le capacità fisiche e mentali) nel primo mese di puerperio, legato a fattori psicologici, fisici e ambientali. Per non parlare dell’irritabilità, intesa come risposta impulsiva agli stimoli, che può portare a compiere gesti poco consoni e di cui la madre potrebbe pentirsi in quanto in grado di ledere il rapporto madre-figlio.

Il grande impatto che caratterizza il parto è persino in grado di generare una Sindrome Post-traumatica da Stress (PTSD), ovvero quella condizione in cui la donna presenta sintomi come: rievocazione esperienziale del trauma sotto forma di immagine vivide o ricordi intrusivi ricorrenti e non controllabili riferiti al trauma, tipo flash back; agitazione e ansia di fronte a qualsiasi stimolo che ricordi il trauma; stato di perenne allerta, ipervigilanza e insonnia.

Per quanto insospettabile, a 72 ore dal parto ben il 73,6 % delle donne presenta un PTSD parziale (ovvero almeno uno dei sintomi indicati) mentre il 6,9 % dei casi presenta un PTSD totale, con i sintomi che tendono a migliorare a distanza di 3-6 mesi. Questo problema riguarda anche donne con parto a termine, senza che abbiano per forza sperimentato eventi traumatici.

Conclusioni

Il puerperio è uno dei momenti in assoluto più delicati nella vita di una donna, in quanto in questo frangente tendono ad instaurarsi situazioni di malessere psicofisico (depressione, dolori, alterazioni) destinate a persistere. Proprio quando la neomamma torna a casa dall’ospedale ed è quindi sola nell’affrontare la nuova vita, si trova a dover fronteggiare grandi fatiche di natura fisica e psichica. Spesso la donna, presa com’è dal ritmo incalzante delle sue giornate, non si rende conto della necessità di un supporto ed è probabile che non colga che molte delle problematiche (le famose frasi “da quando ho avuto un figlio…/da quando ho partorito….”) risalgono ad uno squilibrio che si instaura in questo periodo. Se non si dà il giusto sostegno al corpo e non si agisce prontamente per ricondurlo ad una nuova situazione di equilibrio si creano i presupposti per l’insorgenza di molte problematiche, dalla banale carenza di latte, alla più drammatica depressione post-partum, a dolori articolari ricorrenti.

Ecco dunque la necessità di una cura (nel senso più ampio del termine, inteso anche come prendersi cura) che sappia tener conto di tutti questi fattori, come la Medicina Ayurvedica sa fare. Attraverso l’individuazione di quelle che sono le esigenze della singola mamma, in quel preciso momento, la medicina Ayurvedica è infatti in grado di indirizzarla verso l’alimentazione più appropriata, che possa nutrire parimenti la madre ed il bambino, migliorando addirittura la qualità del latte ed evitando l’eccesso di coliche. Il medico ayurvedico può suggerire di usare prodotti che le diano sostegno, senza che si anemizzi o indebolisca troppo. O ancora dare indicazioni su abitudini in grado di migliorare la qualità della sua vita e suggerimenti per stimolare nel modo corretto il bambino. Tutto questo per ricondurre la donna alle condizioni ottimali, così che possa godersi la vita da lei generata senza avere ricadute e recuperando energia e benessere.

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Bibliografia:

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