“Non mettere in movimento l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché ciascuno dei due divenga equilibrato e sano” (Platone).
Domanda molto diretta: pensare a cosa vuol dire “stare bene” oppure “stare bene pensando”? Questa semplice provocazione è un invito perentorio a soffermarci un istante. Fermarci a pensare. Interrompere le nostre fatiche quotidiane e provare a camminare per i sentieri della ragione, cercando di trovare le risposte alle migliaia di domande che abbiamo dentro di noi.
Quante volte ci è capitato di pensare al “perché” delle cose? Siamo così sicuri di saper pensare? E il nostro corpo, non vuole anche lui la sua parte di equilibrio data appunto dalla pace della mente?.
Mettiamoci alla ricerca di quello stupore che prende vita nella nostra anima e, come per miracolo, trasforma il nostro umore e il nostro corpo. Platone ha detto una grande verità: il nostro corpo e la nostra anima vivono in simbiosi, cioè si completano a vicenda, si assaporano continuamente, si completano in ogni istante. Se sapremo nutrire bene il nostro corpo, quindi, anche la nostra anima ne trarrà beneficio. Se impareremo a pensare con equilibrio, il nostro corpo sarà una vera e propria “icona” di benessere. Tutto ciò richiede solamente una cosa: un costante desiderio di VOLER STAR BENE.
Dobbiamo imparare a cogliere ciò che di più bello esiste nel rapporto Filosofia – Medicina. In un complesso periodo storico, sociale, politico e culturale come quello in cui stiamo vivendo, fare chiarezza sul proprio stile di vita diventa estremamente importante. La scienza del corpo incontra la scienza della ragione, per creare senso, per dare vita a quelle situazioni in cui vivere per il meglio e nel miglior modo possibile.
“L’uomo è una macchina che Dio crea, non soltanto dandogli esternamente forma e colore, ma collocando all’interno anche tutti i pezzi che sono necessari perché essa cammini, mangi, respiri ed imiti tutte quelle funzioni che possono essere immaginate non dipendere che dalla materia e dalla disposizione degli organi” (René Descartes).
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