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L’immaginario:la nostra risorsa nascosta

“L’immaginario è una componente fisiologica della mente umana, funzionante in ogni momento dell’esistenza” (Rocca, Stendoro, Il potere curativo della procedura immaginativa) Cosa avete immaginato oggi? Quanto tempo dedicate ad immaginare quello che sceglierete di fare o che desiderate essere? Se vi viene da sorridere a queste domande siete sulla strada giusta, regalatevi questa lettura e […]

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“L’immaginario è una componente fisiologica della mente umana, funzionante in ogni momento dell’esistenza” (Rocca, Stendoro, Il potere curativo della procedura immaginativa)

Cosa avete immaginato oggi?

Quanto tempo dedicate ad immaginare quello che sceglierete di fare o che desiderate essere?

Se vi viene da sorridere a queste domande siete sulla strada giusta, regalatevi questa lettura e immaginatevi il finale!

L’immaginario è una proprietà sostanziale dell’essere umano, componente che, una volta lasciata agire, arricchisce la capacità di ciascuno di entrare in contatto con noi stessi e il mondo che ci circonda. E’ parere comune attribuire ad una persona con una ‘fervida immaginazione’ una capacità superiore alla media nel risolvere i problemi, oltre ad una peculiare spinta creativa. Spesso attribuiamo questo talento ad una questione genetica, o a volte al caso, e altrettante volte ci nascondiamo dietro all’alibi “io non sono una persona creativa….non è nella mia indole”. Un altrettanto comune pregiudizio è considerare chi fa uso dell’immaginazione una persona poco concreta, ‘con la testa tra le nuvole’, lontana dagli schemi del pensiero razionale. Queste ambivalenze ricalcano tuttavia l’essenza stessa del pensiero immaginativo, costituito da immagini ambi-valenti, con significati che possono valere entrambi.

Il dibattito sull’immaginario

L’immaginario ha una storia antica e un percorso antropologico e culturale piuttosto articolato, ne facciamo giusto un accenno per poi concentrarci su come possiamo utilizzare la spinta creativa e trasformativa dell’immaginario per aumentare la consapevolezza di noi stessi e dare una spinta alla nostra efficacia personale.

I termini immaginazione e immagine in greco sono detti eikasia o phantasia, riferiti l’uno e l’altro alla facoltà dell’immaginare, senza che ci sia una differenza netta fra l’attività immaginativa e quella fantastica (E. Giusti, 2007). Aristotele (De memoria et reminiscentia; De anima) attribuisce molta importanza alle immagini considerandole un elemento cardine del pensiero. brain-20424_640Platone, nel Timoteo e nella Repubblica, oltre a riconoscere la potenza creativa dell’immaginazione mette in guardia sulle possibili distorsioni dell’atto immaginativo, in quanto l’immagine mentale non sempre corrisponde all’immagine reale. Se da un lato l’immaginario affascina i pensatori classici per le sue affinità con il mito e il sacro, dall’altro, il rischio di discostarsi dal pensiero razionale induce gli stessi a imporsi una certa distinzione tra le cose pensate e le cose reali. Da Parmenide in avanti, infatti, il pensiero occidentale si è affaticato nello stabilire l’identità delle cose, secondo processi strutturati e replicabili.

Quando però in qualità di uomini moderni siamo alla ricerca di nuove prospettive, abbiano bisogno di interpretare gli eventi in modo diverso, sentiamo che la logica formale, che fino ad un momento prima avevamo messo sul piedistallo, non ci basta più. E’ allora che ci interroghiamo sul pensiero divergente, studiamo modi per attivare i processi creativi, cerchiamo di spiegare gli strani fenomeni dell’insight (ovvero la comprensione improvvisa della strategia utile ad arrivare alla soluzione di un problema, nell’antichità conosciuta come l’Eureka di Archimede da Siracusa) o della serendipity (neologismo coniato da Horace Walpole per indicare una geniale scoperta per caso). Invece di cercare nuovi modi di pensare potremmo iniziare a allenare, o riallenare, la nostra capacità più antica, quella di immaginare.

Le caratteristiche delle immagini

Le immagini, lo possiamo verificare nel quotidiano, sono infatti soggette a diverse interpretazioni, rivelando cioè un’ambivalenza di senso dove questo talvolta è anche quest’altro. Le immagini lasciano intuire una radice profonda che appartiene alla nostra storia, che riecheggia le nostre origini, le immagini parlano per simboli e i simboli (sym-bállein) per loro natura mettono insieme quello che il pensiero difractal-69962_1280sgiuntivo fermamente separa. Parlando di simboli mi piace in particolare fare riferimento alla definizione di Chevalier: “in origine il simbolo era un oggetto diviso in due, frammenti di ceramica, di legno o di metallo”: il simbolo, sfuggendo al controllo del pensiero razionale, compone un linguaggio diverso, contrae i significati, amplia le definizioni, alimenta sincronie che non sempre si possono esprimere con le parole e che rendono meglio con immagini. Jung definisce addirittura il simbolo un “dissidio violentissimo” caratterizzato dal fatto che “tesi e antitesi si negano a vicenda” (C.G. Jung Psychologische Type (1921).

Come possiamo allora attivare questa nostra facoltà del pensiero traendone vantaggio?

  1. Innanzitutto smettendo di pensare che immaginare sia tempo perso o un’attività infantile. Cominciamo a distinguere la fantasticheria, “un momento di abbandono a pensieri e immagini che non hanno uno scopo preciso” (E. Rocca e G. Stendoro) dall’immaginario come “prodotto del cognitivo”, ovvero uno stato mentale che l’essere umano deduce dalla propria esperienza. Condivido in particolare questa definizione che afferisce alla tradizione di studi strutturalista (Durand, 1972) e alla filosofia dell’immaginario (Bachelard, 1975).
  2. Allenandosi ad utilizzare stimoli diversi per analizzare le proprie esperienze. E’ possibile usare immagini, come ad esempio raffigurazioni pittoriche o simboliche, chiedendosi cosa ci rappresentano rispetto ad una situazione vissuta. Infatti quando siamo intenti a lavorare con le immagini, affrontiamo attraverso uno stimolo alternativo elementi concreti del nostro vissuto e possiamo produrre riflessioni reali, non illusorie o fantastiche. La forza dell’immaginario emerge nel portare alla luce aspetti reconditi, talvolta inaspettati, che la logica razionale è solita filtrare a priori, trovando mafgari la chiave per risolvere una questione che ci preme. L’immaginario in tal senso attinge ad una rielaborazione della realtà percepita, filtrata attraverso la soggettività dell’individuo e la sua matrice simbolica e culturale.
  3. Utilizzando rappresentazioni grafiche e simboliche per disegnare il proprio passato, presente e futuro quando è il momento di scelte cruciali. In questo caso l’immaginario ci aiuta a rivedere la nostra storia attraverso simboli, aiutandoci a elaborare gli eventi e le emozioni di episodi passati. Proiettandoci sul futuro inoltre abbiamo l’opportunità di visualizzare il nostro successo, allenandoci a prevedere evenutali criticità che ci attendono. Come risultato avremo lavorato d’anticipo e attivato energie fattive da convogliare nelle azioni del presente che concorrono a realizzare il futuro che abbiamo immaginato.

Un primo esercizio per attivare l’immaginario è il seguente:

Immagine stimolo: La zattera di Géricault (T. Géricault, Le Radeau de la Méduse, 1819, Parigi, Musée du Louvre) che raffigura la storia di un cambiamento inaspettato, rievoLa-zattera-della-medusa-géricaultcando il naufragio della nave francese Medusa del 1816 al largo delle coste nordafricane.

Soffermarti ora sull’immagine e rispondi alle domande che seguono.

Guardando l’immagine e pensando a quando nella vita hai affrontato dei cambiamenti inattesi quale personaggio ti somiglia di più? Quali sono i tuoi comportamenti durante un cambiamento? E gli altri personaggi chi rappresentano? Come si comportano?

Prova ad immaginare un finale positivo di questa storia. Come ti comporteresti per far accadere un finale positivo? E per i prossimi cambiamenti che affronterai cosa immagini di poter fare di diverso?

Un altro esercizio per usare l’immaginario per veicolare scelte future è il seguente:

Prova con questo esercizio quando la tua carriera professionale merita un cambiarivermento.

Immagina di tornare indietro con la mente a 5 (o anche 10) anni fa e pensa a tutti i cambiamenti, piccoli o grandi, che sono intercorsi nella tua carriera professionale ad oggi. Prova a disegnare questi anni come se fossero un fiume, il fiume del tuo cambiamento.

Una volta rappresentato graficamente il fiume analizza quello che vedi.

Che corso segue il tuo fiume? Cosa incontra? Come prosegue? Cosa significano le rocce? Come mai qui il fiume si ristringe o si allarga?

Guarda ora il tuo fiume e per ogni simbolo del cambiamento annota le tue reazioni emotive.

Come ti sei sentito di fronte a quel cambiamento? Perché? Come ti senti oggi a rivederlo? Perché?

Vai ora con la mente avanti di 2 (o anche 5) anni e prosegui il disegno del tuo fiume.

Quali cambiamenti vuoi avviare? Quali cambiamenti ti aspettano? Cosa ti piacerebbe ci fosse di diverso nella tua carriera professionale? Quali modifiche ti piacerebbe fare?

Traduci le tue riflessioni in altre immagini e completa il corso del tuo fiume.

Per concludere

L’uso di immagini reali o costruite dà l’opportunità di sciogliere alcune resistenze razionali e disinibire i propri pensieri così da far emergere contenuti ricchi di simbolismo, dai quali poi definire un piano più strutturato. Collegando così pensiero divergente (immaginario, destrutturato, analogico, simbolico) e pensiero convergente (logico, strutturato, razionale) abbiamo maggiori probabilità di contemplare la situazione da diversi punti di vista, aumentando le possibilità di successo.

L’immaginario è un contenitore di vissuti, emozioni, intuizioni, speranze: sta a noi lasciarlo parlare per costruire e consolidare la nostra efficacia personale.

E domani cosa avrete immaginato?

Bibliografia

Aristotele (2004), Metafisica, introduzione, traduzione e commentario di G. Reale, Milano, Bompiani.

Chevalier J., Gheerbrant A. (1986), Dizionario dei simboli, Milano, Rizzoli.

Durand G. (1991), Le strutture antropologiche dell’immaginario, Dedalo, Bari.

Giusti E. (2007), Tecniche immaginative, Sovera Editore, Roma.

Jung C.G. (1951), Ricerche sul simbolismo del Sé, tr. it. in. Opere, Vol IX°, tomo II°, Boringhieri, Torino 1982.

Rocca R., Stendono G. (1997), L’immaginario: teatro delle nostre emozioni, Bologna, C.L.U.E.B.

Rocca R., Stendono G. (2001), Il potere curativo della Procedura Immaginativa, Roma, Armando Editore.

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