post-title RunningMania: perchè piace tanto correre? https://sentierodellasalute.com/wp-content/uploads/runners-760431_1280.jpg 2016-07-23 11:32:34 yes no Posted by

RunningMania: perchè piace tanto correre?

Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni. J. Owens Complice il periodo estivo e il desiderio di mantenere o recuperare un buon stato di forma sono sempre di più le persone che abbracciano questo sport, considerato meno dispendioso di altri […]

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Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni. J. Owens

Complice il periodo estivo e il desiderio di mantenere o recuperare un buon stato di forma sono sempre di più le persone che abbracciano questo sport, considerato meno dispendioso di altri e più flessibile quanto a organizzazione, tempo da dedicarci e attrezzature specifiche.  Alla prima maratona organizzata in Francia nel 1975 erano iscritti 130 partecipanti, 54.000 all’ultima edizione del 3 aprile 2016. Secondo un’indagine effettuata da Brooks, un noto marchio specializzato in scarpe e accessori per il running, in Italia la corsa viene praticata più o meno abitualmente da ben 6 milioni di persone, di cui il 55% sono uomini e il 45% donne. Uno sport di massa potremmo dire.

Avrete pensato almeno una volta anche voi di indossare pantaloncini e scarpe per uscire a correre poiché per correre non c’è nulla da imparare, bastano un paio di scarpe adatte e la voglia di (ri)mettersi in moto. La corsa ha sempre rappresentato una necessità per l’uomo fin dalla preistoria, quando da essa poteva dipendere il fatto stesso di sopravvivere, ed è quindi una pratica spontanea e naturale, depositata all’interno dell’immaginario collettivo. La letteratura ci ha poi regalato episodi di corse straordinarie, come quella di Ettore fa tre volte il giro della città di Troia per sfuggire all’ira di Achille o quella di Filippide che per annunciare la vittoria degli Ateniesi sui Persiani percorre 42,125 km transitando da Maratona ad Atene.

Ci sono diverse ragioni che ci possono portare ad iniziare a correre adesso, nella modernità che ci accompagna: con spirito vacanziero vediamo di affrontarne alcune, sceglierete poi quale fa per voi o chiuderete l’articolo pensando che chi corre non ha proprio niente altro di meglio da fare!

Correre per ritrovare le proprie radici

Da quando ho imparato a camminare mi piace correre F. Nietzsche

Seguendo il pensiero della psicologia evoluzionista correre è un modo per riprendere il contatto con la parte più arcaica di sé, una sorta di ritorno alle origini della specie, all’uomo paleolitico che cacciava, fuggiva, viveva di corsa. La vita sedentaria e fin troppo vincolata dell’uomo moderno ha progressisand-1009755_1920vamente inibito questa spinta atavica a tal punto che ci si muove dalla poltrona al divano, o dall’ufficio alla sala riunione e ci si illude di essere sempre di corsa. Ricerche in questa direzione mostrano come l’essere umano sia nato per correre, o meglio, si sia evoluto per diventare un perfetto corridore, adattando la conformazione del proprio corpo all’atto di correre. Daniel Lieberman, antropologo presso l’Harward University sostiene che “La corsa ci ha reso uomini, almeno in senso anatomico. Crediamo che la corsa sia uno degli eventi più decisivi nella storia dell’umanità. Stiamo lentamente mettendo a fuoco quanto l’emergere della specie umana sia legato all’evoluzione della corsa“. Pensate ad esempio alle vostre dita dei piedi, molto più corte di quelle delle mani, all’elasticità del “tendine d’Achille”, alla maestosità del più grande muscolo del vostro corpo, il grande gluteo: componenti anatomiche che non fanno la differenza mentre camminate mentre hanno un ruolo decisivo durante la meccanica della corsa.

Correre per farsi del bene

La corsa è una ricerca della propria pace interiore, e così è una vita ben vissuta. D. Karnazes

Gli studi in campo medico dimostrano che correre fa bene all’apparato cardiocircolatorio: migliora l’efficienza cardiaca, combatte l’ipertensione e aiuta a tenere sotto controllo il colesterolo (leggi anche  Sport: un cocktail di benessere e In forma anche DURANTE le vacanze!). Correre può avere effetti benefici anche sulle articolazioni, come caviglie e ginocchia a patto, naturalmente, di non esagerare con lo sforzo e di usare scarpe adeguate. I benefici sono collegati, in questo caso, al miglioramento dell’afflusso di ossigeno nel sangue che depura l’organismo dalle tossine. Gli esperti hanno inoltre dimostrato heart-665177_1920una correlazione diretta fra l’abitudine di tenersi in forma correndo e la salute degli occhi. Secondo una ricerca pubblicata di recente dalla rivista Medicine & Science in Sports & Exercise, fare regolarmente jogging aiuta ad abbassare il rischio di sviluppare patologie all’apparato visivo, come per esempio la cataratta.  Per non parlare poi del beneficio della riduzione di peso, che in previsione della “prova costume” è una motivazione molto pressante per allacciare le scarpe da corsa. Sul piano della salute fisica i vantaggi dell’iniziare a correre sono molteplici, in più correre è un alleato per il benessere della mente.

La psicologa della salute infatti sponsorizza la corsa quale attività per aiutare a scaricare lo stress e a tenere sotto controllo l’ansia. L’attività fisica infatti stimola nell’ipofisi la produzione di endorfine, neurotrasmettitori con proprietà analgesiche, che producono una piacevole sensazione di euforia. Dopo uno sforzo di almeno 30 minuti è possibile provare il cosiddetto “Runner’s high” o “lo sballo del corridore”: un intenso impeto di euforia che compensa di solito la fatica maturata. Molti runner continuano a correre proprio per provare questo stato di piacevolezza dichiarando che “non possono ormai più farne a meno”. Come per tutti gli “sballi” il rischio della dipendenza è dietro l’angolo: fino anche punto ci stiamo facendo del bene? (Se vuoi approfondire il tema dell’eccesso di sport leggi Lo sport ci migliora (sempre)?)

Correre perché è trendy

Facevo jogging sulla Quinta Strada nel quadro di un programma di fitness teso a ridurre la mia aspettativa di vita a quella di un minatore ottocentesco. Woody Allen

La running mania, soprattutto negli ultimi anni, è diventata una moda virale: app, gruppi e canali sui social, merchandising, gare per amatori…nel web c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si corre quindi per una shutterstock_314302487-800x449forma di identificazione sociale, soprattutto se questa pratica è sponsorizzata da testimonial che possono rappresentare il nostro ideale di bellezza, salute o successo.  I social network inoltre alimentano la motivazione estrinseca nel raggiungimento degli obiettivi, grazie alla possibilità di condividere emozioni e immagini collegate all’attività fisica, ricevendo come compenso i like e i commenti da parte della community (leggi anche  Mettersi in forma: vengono in aiuto i social network)

Correre per superare se stessi

Quando corro, semplicemente corro. In teoria nel vuoto. O viceversa, è anche possibile che io corra per raggiungere il vuoto. Haruki Murakami

Questa è la motivazione più filosofica, esistenziale per cominciare a correre. Il punto di partenza è che correre è un atto faticoso, e di fatto, inutile: nessuna preda da cacciare, nessuna fiera dalla quale fuggire. E invece un senso c’è e sta dentro alla motivazione personale di porsi degli obiettivi e impegnarsi per raggiungerli. La corsa è uno spazio altro, un laboratorio di sperimentazione della propria efficacia personale, una pratica dove puoi contare solo sulle tue gambe e il tuo respiro. Mossi da questa impostazione ci sono eloquenti esempi di ordinaria straordinarietà, di persone senza un passato da atleta che decidono di compiere imprese podistiche sensazionali. E’ il caso di Daniele Barbone, un business man nel settore Green Economy, che ha deciso di arrivare a correre la 100km nel deserto del Sahara, o anche di Marco Olmo, che a 66 anni continua a partecipare a ultratrail estremi e considera la corsa un mezzo attraverso il quale ha riscattato il suo passato. O anche è il caso di Giovanni running-1477863_1920Storti, del trio “Aldo, Giovanni e Giacomo” sempre più appassionato di gare in montagna. La corsa diventa una manifestazione di libertà mentale e sociale, stimola la mente a smantellare gli alibi e a figurarsi un traguardo sempre un po’ più in là, esce dalle convenzioni sociali di ottemperare a ruoli, tempi e modalità determinate. E’ il runner che sceglie per sé, liberamente.

 

 

Concludo lasciandovi qualche spunto di lettura per le vacanze, che sia da stimolo per avventurarvi in questa pratica o per consolidare la passione nel portarla avanti. Visto che le vacanze sono un tempo di sperimentazione perchè non correre?

La parola ai runner

“Che genere di significato generale possa esserci nel correre da soli per cento chilometri, non lo so. Però trattandosi di un atto che imprime una forte deviazione alla quotidianità di una persona, senza per questo alterarne il percorso di vita, porta alla coscienza una consapevolezza nuova, degli elementi freschi che aiutano l’introspezione. Il risultato è che la visione della vita forse cambierà, prenderà un altro colore e un’altra forma.”
Haruki Murakami, L’arte di correre, Einaudi, 2007.

“Quello che chiedo è solo di avere un tempo tutto mio, in cui non sono costretto a parlare, ascoltare, sorridere. Un tempo in transito, durante il quale le cose possano cambiare, immerse nel silenzio. Movimenti di panorami come una pellicola che mi scorre dentro, fondendo il paesaggio interiore con quello esteriore, facendone un’unica cosa. Una cosa che non è possibile condividere. Appartiene solo a me. In quell’attimo. Per quello che vedono i miei occhi, per le sensazioni che mi attraversano.
Marco Olmo e Gaia De Pascale, Il corridore, Ponte alle Grazie, 2012.

”Credo nei sogni. Credo nella forza dell’uomo, in quell’energia annidata nelle pieghe più nascoste della mente e del corpo. Non sono nato con un fisico d’atleta, eppure da zero, passo dopo passo, ho prima sognato e poi trovato una strada, la mia strada, per compiere una gara estrema, una corsa nel Sahara. Ogni impresa, umana, professionale o sportiva, è una corsa di resistenza, e la via per il successo una strada nel deserto. Non puoi affrontare il deserto senza preparazione. Non puoi affrontare il deserto, se ti arrendi alle difficoltà o se perdi di vista il tuo obiettivo. E non puoi affrontarlo da solo: l’aiuto di chi condivide i tuoi sogni è determinante quanto la tua ambizione.”                                                                   Daniele Barbone, Runner si diventa, Corbaccio, 2015.

“Si corre per dimostrare il proprio valore, come gli dèi e gli eroi greci, come i molti che, giorno dopo giorno, ingaggiano la propria battaglia per correggere le storture del destino. Si corre per recuperare la propria infanzia, sempre alla ricerca del tempo perduto, di un’oasi di purezza alla quale tendere, senza accontentarsi di guardarla con nostalgia. Si corre per agguantare la propria libertà: oltre i vincoli sociali, culturali, oltre le sbarre di qualsiasi prigione, mentale o reale, fisica o emotiva. Si corre per dare più senso alla propria vita, o per costruirsene una diversa, fatta a propria immagine e somiglianza. Si corre per provare emozioni, sempre più intense, sempre più vere. Si corre perché si è un po’ folli e perché si cerca, nel caos contemporaneo, di trovare il proprio scampolo di solitudine. Si corre per migliorare la propria salute, e per prendere lezioni di verità dal proprio corpo. Si corre per provare dolore, e per imparare ad accettarlo, in un costante esercizio di determinazione, fino a diventare abbastanza resilienti da far fronte a qualunque ostacolo esistenziale. Si corre, anche, per spogliarsi dei condizionamenti e fare qualcosa solo per sé, qualcosa che valga solo nel momento in cui si compie, nel qui e ora del suo svolgimento, e che racchiuda in questo presente di fatica e sudore il senso di tutto il passato e di tutto il futuro. … Si corre perché correre piace. Perché correre rende felici. La felicità del niente. … Eccola qui, la felicità della corsa, il gusto di un gesto senza senso, che non produce niente, che non serve a niente. Un’attività che si bea dei suoi aspetti estremi, che ostenta il suo essere fuori norma, che viaggia sulle ali dell’effimero: partire anche se si sa che non si arriverà mai primi, fare qualcosa di grandioso senza lasciare traccia. … Vince chi gode di più. In fondo quale felicità più grande si potrebbe rincorrere?”        Gaia De Pascale, Correre è una filosofia. Perchè si corre, Ponte alle Grazie, 2014.

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